Pensioni di invalidità, 2mila richieste in più

PERUGIA – Crescono le richieste per le pensioni di invalidità in Umbria. Sono 2 mila i casi in più rispetto all’anno scorso, con un incremento del 3,7 per cento. “Aumentano in modo evidente le prestazioni collegate all’invalidità civile, in una regione in cui gli anziani sono numerosi e con un indice di dipendenza più elevati della media italiana”. È quanto rileva il bilancio sociale 2016 dell’istituto di previdenza sociale: l’Umbria si conferma quindi una regione con un crescente numero di anziani e di invalidi. Nel rapporto si evidenzia come “ad aumentare sono solo le pensioni collegate all’invalidità civile che passano da 57.932 a 60.098, mentre sono in calo le pensioni previdenziali. Nel dettaglio, nel 2016 il numero complessivo delle pensioni previdenziali e assistenziali vigenti in Umbria per la gestione privata è 319.628, – 789 rispetto all’anno precedente. Il costante calo dell’ultimo periodo è da mettere in relazione con le riforme pensionistiche, che hanno differito il momento dell’uscita dal mondo del lavoro per il collocamento a riposo”. Per quanto concerne le diverse tipologie pensionistiche,  quelle di vecchiaia sono le più numerose e rappresentano il 25,6 per cento delle pensioni in pagamento, seguono le anzianità con il 23,6 per cento, le pensioni ai superstiti (20,1 per cento) e le pensioni agli invalidi civili (18,8 per cento). Meno numerose le pensioni di invalidità previdenziale per persone con capacità lavorativa ridotta (7,2 per cento), gli assegni sociali (3,9 per cento) e le pensioni di inabilità (0,7 per cento). Ma in tutto ciò emerge un dato significativo: che le pensioni degli umbri sono tra le più leggere d’Italia.   “Pensioni mediamente più basse rispetto alla media nazionale: -70,80 per cento in valore assoluto, -8,2 per cento in valore percentuale, è la differenza mensile. In valore assoluto l’importo pensionistico medio mensile regionale è di 776,4 per cento, mentre il nazionale è 846,5 per cento. È a Perugia in particolare, specifica ancora il bilancio sociale 2016, che si percepiscono pensioni più basse con 757,73 euro a fronte degli 826,65 di Terni. La differenza rispetto alla media nazionale è presente m tutte le gestioni, lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti e in particolare nella gestione separata dei lavoratori parasubordinati, fatta eccezione per coltivatori diretti, coloni e mezzadri e per le prestazioni assistenziali”. Un altro dato da rilevare è che i titolari di pensione sono in maggioranza donne e “ad esse va il 58,8 per cento delle prestazioni pensionistiche” sebbene percepiscano un importo minore rispetto a quello degli uomini, “alle donne va solo il 43,9 per cento della spesa pensionistica complessiva media regionale”. Stessa considerazione se si considera l’integrazione al trattamento minimo: nel 2016 “solo 3.894 pensioni di vecchiaia percepite da uomini sono integrate al minimo, quelle percepite da donne sono addirittura 28.611. Anche per quanto riguarda le pensioni di invalidità e ai superstiti a percepire l’integrazione al trattamento minimo sono in maggioranza donne”. Sono 48.887 le pensioni della gestione pubblica in pagamento, +0,17% rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio le pensioni erogate dalla Cassa Trattamenti Pensionistici statali (28.742), dalla Cassa Trattamenti pensionistici dei dipendenti  degli enti locali (18.530), le Casse pensioni sanitari (1.428), le Casse pensioni insegnanti degli asili e scuole elementari paritarie (136), e della Casse pensioni ufficiali giudiziari (51).

 

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