Perugia, Logge e Chocobar, Italia Nostra: “Vero motore della polemica sono persistenti mene politicanti”

PERUGIA – Ancora battibecchi per le Logge di Fortebraccio, in piazza IV Novembre, dove Eugenio Guarducci aprirà il ‘Chocobar’. Ci sono state manifestazioni, botta e risposta sui social, polemiche e giudizi che bocciano la scelta, polveroni, ma anche risposte entusiastiche e gran parte della città, soprattutto chi da anni chiede di rilanciare il centro di Perugia, invece favorevole all’iniziativa. Ora c’è anche l’associazione Italia Nostra che dice la sua e con una articolata nota, risponde anche ad alcune scaramucce dei giorni scorsi.

Riportiamo di seguito l’intervento di Italia Nostra Perugia

La sezione perugina di Italia Nostra finora ha ritenuto di non intervenire sulle Logge di Braccio per manifesta inconsistenza della polemica. Le Logge di Braccio inglobano uno spazio libero e il piano terra del volume costituente il braccio sinistro del transetto del Duomo. In tale piano terra sussistono due ambienti da sempre usati a negozi o botteghe (documentati dalle foto storiche Alinari, Anderson e altri), gli ultimi sono stati un barbiere, un fioraio, un abbigliamento; da tempo sono chiusi per le note difficoltà del settore commercio. Quello che ora è lo spazio libero, fino al 1927 fu occupato da un edificio nato in epoche remote e che ospitava a quel tempo un ufficio postale. Nel 1927 fu demolito per ridare al vasto monumento quattrocentesco (il Duomo e le sue pertinenze tra cui le Logge) il giusto decoro, per l’occasione fu rifatto il pavimento della superficie testé liberata, in mattoni a spina di pesce.

Tale superficie libera (propriamente le Logge) è un naturale prolungamento dello spazio pubblico per eccellenza, la Piazza con la Fontana e il Corso, tutti ricchi di importanti monumenti e memorie. Ora sui due locali negozio predetti un investitore sta realizzando un nuovo pubblico esercizio bar o simili, suo intendimento è posare tavoli e seggiole su parte dello spazio libero (Logge), analogamente a decine di altri pubblici esercizi che occupano porzioni della Piazza e del Corso; naturalmente rimane aperta a tutti la possibilità di entrare nelle Logge senza consumare, guardare, fotografare, sedersi sui sedili perimetrali quattrocenteschi.

La polemica pertanto ci pare inconsistente perché quel che viene a realizzarsi sotto le Logge è del tutto analogo a quanto da sempre sussiste in Piazza e pel Corso senza che si siano avute mai polemiche di sorta. Se a Firenze le Logge dei Lanzi ospitano grandiose opere d’arte, quelle del Vasari ad Arezzo ospitano tavoli e seggiole di tre bar e ristoranti, ognuno ha la sua storia. Le Logge dei Tiratori di Gubbio sono invece interessate da ben altro intervento, non di banale arredo come questo, bensì avente la pretesa di modificarne l’architettura mediante loro tamponatura con vaste vetrate e conseguenti tendaggi: su questo la sezione di Gubbio ha già espresso la sua ferma critica cui Perugia si associa.

E’ comunque bene notare che vero motore della polemica sono persistenti mene politicanti che traspaiono chiaramente da talune parole del sig. Benedetti, “mercerizzazione”, “esproprio”, “privatizzazione”, “sfruttamento dei bambini”. E’ infatti notorio che proprio lo scambio tra umani (il commercio) presiede antropologicamente alla nascita della città, quindi Italia Nostra proprio nel difendere i centri storici e pure la città moderna (una buona urbanistica è sempre stata di nostro interesse), non può che portare la massima considerazione per presenza, salute e qualità delle attività commerciali. Anche lo scandalo sulla privatizzazione è inconsistente essendo tutte le attività commerciali di iniziativa privata bensì ben riconosciute come “pubblico esercizio” dal momento che tutti possono entrarci.

Quanto all’asserito sfruttamento di bambini di una determinata area del mondo per produrre cacao, riteniamo che nessuno ci assicura che analoghi sfruttamenti non avvengano nella filiera del cotone e altri tessuti, atteso che se alle Logge stesse per aprire un ennesimo negozio di abbigliamento, nessuno avrebbe protestato; né nessuno può assicurarci che il barbiere non pagasse in nero qualche suo collaborante: diciamo che sono questioni che non possono interessare Italia Nostra, associazione per la difesa del patrimonio storico-culturale della Nazione, quindi da sottrarre quanto prima alle confusioni politicanti di certo “ambientalismo” di maniera. In conclusione Italia Nostra di Perugia coglie l’occasione per esprimere apprezzamento e augurio al benemerito investitore che arrischia il suo denaro per una operazione commerciale (in un punto ove altri recentemente hanno fallito) che restituisce alla pubblica vera godibilità e al decoro un luogo monumentale che da molti anni era diventato un pisciatoio e ricovero per sbandati.

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