Proselitismo sul web, smantellata cellula terroristica

PERUGIA – Bambini e ragazzi in mimetica che maneggiano proiettili e Kalashnikov accanto a una bandiera nera: ci sono anche queste immagini tra le centinaia di post diffusi su Facebook da una presunta cellula terroristica che sul web faceva proselitismo condividendo l’ideologia più estrema dell’islamismo. Inneggiando alla guerra santa e alla jihad, secondo la polizia, che ha arrestato tre tunisini (uno già detenuto) e un marocchino orbitanti tra Milano e la Germania. L’operazione Da’Wa è stata coordinata dalla Dda di Perugia.

A condurla la polizia postale del capoluogo umbro, quella del compartimento di Milano, diretti dal servizio di polizia postale e delle comunicazioni, nonché personale delle questure di Perugia e Milano. Con tutti si sono congratulati il ministro Marco Minniti e il sottosegretario Gianpiero Bocci.

Il sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci ha espresso il proprio compiacimento e apprezzamento l’operazione antiterrorismo della polizia denominata Da’Wa. “Il risultato di oggi dimostra – ha sottolineato Bocci in una nota – quanto sia efficace l’azione che da anni viene svolta dalla rete dei servizi di intelligence e delle forze dell’ordine del nostro Paese per contrastare il terrorismo in ogni sua forma e individuare tutte le possibili fonti di pericolo. Ancora una volta lo Stato ha saputo dare una bella risposta alla richiesta di sicurezza dei cittadini che possono sempre contare sulla professionalità e sulla straordinaria capacità investigativa del personale della polizia di Stato”. Secondo il sottosegretario, “finalmente una bella notizia che arriva in una giornata triste, all’indomani dell’attentato terroristico di Londra”.

“I principi della religione sono in un libro che guida e nella spada che dà la vittoria” è scritto in uno dei post incriminati, sotto a una foto con una bandiera dell’Isis, un Corano e un fucile. E poi ancora messaggi quasi sempre in arabo, ma alcuni anche in italiano, in uno dei quali viene citata una frase di un profeta: “un giorno da jihad è meglio di una vita intera”.

In un altro post viene mostrata una sorta di bomba a mano, costruita con una penna, una pallottola e una penna Usb legate insieme, e sotto la scritta ‘fai il jihad con qualunque metodo’. Nei video immagini di combattimenti e di esecuzioni, di miliziani in preghiera o con il volto coperto da un cappuccio nero. Poi folle e, a più riprese, la bandiera dell’Is. Nel corso dell’indagine sono state eseguite perquisizioni anche a carico di altri due stranieri, un algerino e un tunisino. Quest’ultimo, un 36enne che risiedeva a Cinesello Balsamo, è stato espulso con un provvedimento di Minniti per motivi di sicurezza. Un terzo indagato, originario della Tunisia e regolarmente residente a Perugia, è risultato irreperibile. Tutti, tranne uno che lavorava come pizzaiolo, sono risultati clandestini, senza fissa dimora e dediti allo spaccio di droga. Secondo il direttore della polizia postale e delle Comunicazioni, Nunzia Ciardi, “dalle indagini è emersa una progressiva radicalizzazione e una sempre più crescente esaltazione del jihad”. Istigazione a delinquere con l’aggravante di avere commesso il fatto attraverso l’uso del mezzo informatico con finalità di terrorismo il reato ipotizzato nell’indagine.

L’indagine è partita nel 2015 dal monitoraggio del web da parte della polizia postale di Perugia. Gli investigatori si sono insospettiti per alcuni account Facebook, i cui titolari apparivano collegati con l’Italia. Gli accertamenti tecnici hanno permesso di identificare gli utilizzatori e la loro localizzazione in particolare nel capoluogo lombardo.

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