Regione, approvato nuovo Piano sociale. Più attenzione a fasce deboli. Barberini: “Persona al centro”

Il Consiglio regionale dell’Umbria, con 13 voti favorevoli della maggioranza, 4 astenuti (Squarta-FDI, Ricci-RP, Liberati e Carbonari-M5S) e 3 contrari (De Vincenzi-RP, Mancini e Fiorini-LEGA) ha approvato il nuovo Piano sociale regionale. Al centro dei principi che ispirano il documento, ci sono la centralità della persona e una maggiore equità nel calibrare le prestazioni sociali, tenendo conto della mutata situazione relativa ai bisogni della comunità umbra. Il nuovo strumento di programmazione delle politiche sociali regionali è stato approvato nel pomeriggio del 7 marzo, dopo un ampio dibattito in aula. L’assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, ha commentato così, attraverso i social, l’importanza dell’atto: “L’Umbria ha un nuovo Piano Sociale Regionale: al centro la persona e le sue difficoltà, 55 milioni di euro di risorse europee per la prima volta utilizzati per il sociale e conferma dei fondi regionali stanziati per il settore socio-sanitario, nuovi strumenti di azione per servizi e risposte più adeguate e omogenee, più attenzione alle fasce più deboli (giovani, anziani, disabili, famiglie, migranti) più equità, più controlli, maggiore protagonismo di Comuni e zone sociali e quindi più attenzione ai nuovi bisogni dei cittadini. Il nuovo Piano sociale è stato approvato dal Consiglio regionale dopo un lungo lavoro, una proficua fase di partecipazione, oltre 40 incontri pubblici in in tutto il territorio regionale. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla definizione di questo atto fondamentale, che cambierà in meglio le politiche sociali dell’Umbria”.

SCHEDA PIANO SOCIALE REGIONALE
Si integra con il Piano sanitario regionale, in particolare per le prestazioni socio sanitarie, e stabilisce le modalità e gli strumenti per l’integrazione con le altre politiche del welfare e con le altre politiche e piani regionali di settore.

OBIETTIVI del Piano sono: promuovere l’innovazione sociale mediante una programmazione orientata all’inclusività e alla partecipazione attiva dei cittadini; assicurare un livello di integrazione socio-sanitaria che determini un cambiamento organizzativo e culturale del sistema locale dei servizi sociosanitari, riprendendo il modello maturato nell’ambito della non autosufficienza con il PRINA (Piano regionale integrato per la non autosufficienza); riqualificare, con il coinvolgimento dei territori, i livelli essenziali dell’assistenza sociale; implementare il SISO (Sistema informativo sociale) integrandolo con il Sistema informativo regionale e in coerenza con l’Agenda digitale dell’Umbria.

ZONE SOCIALI: Le zone sociali dovranno riappropriarsi del loro ruolo, intervenire su anziani o giovani, porre attenzione sui flussi migratori, sostenere le persone in condizioni di fragilità e vulnerabilità al fine di ridurre il rischio di scivolamento verso forme di povertà estrema e, in modo particolare, le famiglie a forte disagio economico e sociale o a rischio di impoverimento. Occorre favorire la permanenza di persone con disabilità, giovani, adulte o minori, nel proprio domicilio, evitando il ricovero in strutture residenziali. Il ruolo delle zone sociali sarà importante per il protagonismo che viene loro richiesto e per la definizione degli obiettivi: i piani sociali di zona debbono interpretare i bisogni locali e mettere a disposizione strumenti per realizzare le attività individuate. Quindi le zone sociali diventano motore degli interventi, strumento essenziale della governance. E per la prima volta sono previste premialità e penalità per le zone sociali inadempienti.

WELFARE DI COMUNITÀ: attraverso l’implementazione di nuove forme di sostegno all’autonomia delle persone con disabilità con l’avvio di percorsi di istruzione e formazione miranti a certificare competenze acquisite anche non formali, sostenendo parallelamente una valorizzazione di prodotti derivati da tali attività etiche e sociali.

OPERATORE DI QUARTIERE: la sua azione si estende dalla cura delle città in termini di qualità dello spazio fisico e dei luoghi pubblici, alla cura delle persone, in termini di valorizzazione dei servizi alla persona. Un operatore che agevoli le persone più deboli ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno, in coordinamento con i soggetti che già operano nel territorio, e svolga attività di ascolto nell’ambito della comunità, favorendo anche l’attivazione delle reti sociali, allo scopo di definire specifici progetti condivisi ed economicamente sostenibili.

ASSEGNO DI SOLLIEVO: per scegliere direttamente le cure per i propri cari: il Piano raccoglie l’esigenza manifestata da famiglie con persone non autosufficienti di poter scegliere se ricorrere ai servizi o incassare un assegno.

RISORSE FINANZIARIE: Sono nazionali, regionali e provenienti dalla UE. Il Fondo nazionale politiche sociali riserva per il 2016 all’Umbria 4 milioni e 600mila euro, a cui bisogna aggiungere i 4 milioni 544mila 623 euro del Fondo sociale regionale, finanziato dal bilancio della Regione Umbria e altre risorse di minore entità: i 123mila euro dal Fondo nazionale politiche per la famiglia e i 25mila euro che, sempre lo Stato, destina alle politiche giovanili. In totale sono 9 milioni 183mila e 716 euro, cui vanno aggiunti i 6 milioni e 800mila euro destinati al Fondo nazionale non autosufficienza.
Altre risorse, di entità minore e diluite nel corso degli ultimi anni, provengono dalle leggi regionali approvate, quindi dal Fondo per agevolare l’accesso al microcredito con il prestito sociale d’onore, dal Fondo di emergenza per le famiglie delle vittime di incidenti mortali sul lavoro e dalle risorse già previste per la promozione dell’associazionismo familiare, per l’invecchiamento attivo e per gli interventi in materia di immigrazione.
Altro ramo di finanziamenti è quello proveniente dal Fondo sociale europeo, Asse inclusione sociale del POR FSE Umbria 2014-2020: 41 milioni 358mila 990 euro che l’UE destina all’Umbria per l’inclusione attiva, la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale, l’incremento dell’occupabilità e anche per promuovere le pari opportunità, cui devono aggiungersi 14 milioni 167mila 168 euro per il miglioramento dell’accesso ai servizi, sostenibili e di qualità, per un totale di risorse UE pari a 55 milioni 526mila 158 euro.

NOVITÀ: “Per la prima volta viene impiegato un sistema di monitoraggio informativo che permette di misurare lo stato di bisogno dei cittadini e gli interventi fatti nel sociale, tramite un meccanismo di controllo su chi riceve sostegno e chi no, grazie alla messa in rete delle strutture coinvolte. Inoltre, uno specifico capitolo è destinato alle risposte all’emergenza sociale, con la creazione di un modello umbro di servizi socio-comunitari in grado di rispondere all’emergenza, con particolare attenzione alle aree interne, specialmente montane, territori più fragili sia in base agli indicatori economici che per la maggiore presenza di anziani”.

In aula l’assessore Barberini ha spiegato: “Il Piano è analisi territoriale, conferisce enfasi alle zone sociali per cogliere la meglio i bisogni di ciascun territorio. Traccia linee di indirizzo, mette a disposizione strumenti e opportunità che debbono essere tradotte nei singoli Piani di zona. Lo scenario è profondamente cambiato: siamo più poveri, vedi i dati del Pil, siamo un Paese che invecchia sempre più, gli ultra 65enni sono più di un quarto della popolazione, e siamo una comunità più sola, la fragilità del welfare familiare c’è, ma riscontriamo che viene meno soprattutto in quelle zone dove i nostri giovani sono costretti a spostarsi e la famiglia subisce questa disgregazione. Questi sono i tre punti che ci hanno indicato la strada da seguire. Piano sociale ha tre macro-finalità: centralità della persona e delle sue necessità, maggiore equità per non lasciare indietro chi è in difficoltà e maggiore attenzione ai bisogni, poi responsabilizzazione dei cittadini che non siano solo destinatari degli interventi ma vanno coinvolti nel percorso di assistenza e vicinanza. Il welfare di comunità ridà protagonismo alle zone sociali della regione.
I bisogni si leggono meglio se si è più vicini alle situazioni di bisogno. Siamo vicini alle zone terremotate, abbiamo confermato la zona sociale della Valnerina, che ha pochi abitanti, per garantire una struttura in grado di leggere i bisogni della popolazione colpita dal sisma. Valorizzare il welfare attivo, empatizzare il ruolo della responsabilità e coinvolgimento dei soggetti beneficiari. Per la prima volta abbiamo le risorse del Fondo sociale europeo, alcune risorse sono quindi state sottratte ad altri settori perché siano occasione di sviluppo per la comunità regionale.
Efficientamento del sistema attraverso prestazioni di qualità e misurazione continua delle prestazioni realizzate. Obiettivi decisivi, atto che farà fare uno scatto in avanti. Abbiamo avviato subito il Piano sociale perché se posto insieme al Piano sanitario quello sociale avrebbe rischiato di diventare il ‘figlio minore’. Obiettivo caratterizzante: innovazione sociale con governance territoriale.
Due altri elementi importanti: il Siso (Sistema informativo regionale integrato), perché nel sociale in tanti intervenivano e lo stesso disagio veniva sostenuto da più soggetti mentre la medesima situazione altrove non veniva considerata. Adesso si potranno vedere gli interventi nei territori. Siamo una delle prime regioni che si dota del Siso, che da gennaio è entrato a regime.
Interventi in continuità con ciò che è stato fatto negli anni passati: il piano sociale tiene con sé quello che negli anni è stato realizzato, mantenendo reti e protezioni che non abbiamo abbandonato ma ora con nuove forme di protagonismo e valorizzazione delle zone sociali, che c’erano anche prima ma non hanno funzionato. Premiate quelle che approveranno in tempi rapidi i rispettivi piani di zona per mettere in campo gli strumenti adeguati ai loro territori. Centralità della persona e attenzione alle nuove povertà.
L’assegno di sollievo non ci spaventa, lo abbiamo inserito nei piani di assistenza personalizzati, è una delle opzioni che verranno garantite ma non pensiamo di realizzare il sociale solo dando i soldi, non smontiamo le tante opportunità che ci sono. Dal 2016 abbiamo il Sia che viene incontro alle famiglie che hanno maggiore criticità, non solo agli extracomunitari. Ci siamo comunque resi conto che il meccanismo era penalizzante per alcuni; oggi, con le modifiche che apportiamo, la platea dei beneficiari aumenta con riduzione della percentuale destinata agli stranieri. Famiglie con Isee superiore a 3mila euro ma inferiore a 6mila sono state incluse, mentre prima non vi rientravano. Per il terremoto abbiamo un modello di risposta a quel tipo di bisogno.
A proposito di risorse per la famiglia e per la natalità: già indirizzato alle zone sociali il 40 per cento per la residenzialità, il 40 per cento alle donne fra 18 e 40 anni e il resto in base al numero dei nati nel corso dell’anno precedente. Un piano fortemente innovativo, che dà risposte ai bisogni della nostra comunità e dovrà essere realizzato con grande partecipazione dei territori e delle associazioni, perché siamo convinti che con il loro contributo la risposta sarà migliore. Questo per andare oltre la continua riduzione di risorse per il sociale da parte del governo”.

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