Scheggia, omicidio Vialetti. Il fermato: “Non volevo ucciderlo, mi sono solo difeso”

SCHEGGIA – “Non volevo ucciderlo mi sono solo difeso. Mi si è avventato contro e mi ha urlato ‘t’ammazzo'”. E’ quanto ha sostenuto nell’interrogatorio-fiume seguito al fermo Sebastiano Dimasi, 55 anni, il muratore calabrese indagato per l’omicidio di Alessandro Vitaletti, l’insegnante di lettere di 48 anni, ucciso a Sassoferrato (Ancona) il 28 gennaio con oltre 20 coltellate. Dimasi, separato dalla moglie, che lo aveva anche denunciato per minacce, non accettava la frequentazione della donna con il docente, a sua volta separato.

L’omicidio è avvenuto in un piazzale di via Buozzi a Sassoferrato, dove Vitaletti si era fermato a fare benzina e Dimasi pare giocasse a carte in un bar. Difeso dall’avv. Enrico Carmenati, il muratore sostiene la tesi della legittima difesa (ha anche lui una ferita da taglio ad un ginocchio) ma non è chiaro cosa abbia dichiarato sul coltello, e soprattutto, se abbia negato che fosse suo. L’arma peraltro non è stata ancora ritrovata. Dopo il fatto, ha sostenuto, sarebbe fuggito per paura. Una notte di ricerche, e poi l’arresto a Scheggia (Perugia), non lontano dalla casa in cui era andato a vivere dopo la separazione.
Per la convalida del fermo (l’accusa contestata è omicidio volontario) sono competenti la procura e il Gip di Perugia, ma probabilmente gli atti verranno condotti per rogatoria ad Ancona. Intanto il pm Serena Bizzarri ha disposto l’autopsia sul cadavere della vittima, in programma il primo febbraio. Al momento ogni ipotesi è ancora aperta: dall’omicidio premeditato alla provocazione fino, anche se pare poco probabile, alla legittima difesa. Nel frattempo Dimasi resta in carcere ad Ancona.(

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