Siccità, a rischio il lago di Pilato: mai così basso

Nel Medioevo la scomparsa del lago di Pilato, sotto la cima del Monte Vettore, tra l’Umbria e le Marche, avrebbe fatto pensare ad un incantesimo fatto dalla Sibilla per catturare i segreti dei negromanti che salivano fin lassù per consacrare ai demoni i libri del comando ossia i libri di magia nera.

Recentemente, invece,  i ripetuti  allarmi sulla salute del lago,  hanno fatto pensare in un primo tempo  alle conseguenze degli eventi sismici che nel 2016 hanno colpito l’area: si è detto che  le scosse avrebbero potuto intaccare l’impermeabilità del bacino, causando una perdita d’acqua nella faglia sottostante. Fortunatamente, però, le prime indagini, hanno escluso questa ipotesi imputando alla totale assenza di precipitazioni – così come  avvenuto nel passato – le uniche cause del basso livello del lago di Pilato.

Fatto sta che oggi, il mitico laghetto di origine glaciale, attrazione turistica del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è interamente prosciugato anche se, in questo periodo, avrebbe dovuto perdere la caratteristica forma di occhiale per diventare uno  specchio d’acqua uniforme, limpido e incantevole. La criticità del lago è confermata anche da uno studio dell’Università di Camerino che ha monitorato il suo livello e la temperatura nell’arco di un anno, a partire dal sisma del 24 agosto 2016.

Si teme che la cattiva salute del lago possa influire sul futuro del rarissimo chirocefalo del Marchesoni, un microrganismo che vive e prolifera esclusivamente in questo specchio d’acqua. Al momento questa specie non dovrebbe correre pericoli ma se la situazione si protrarrà è facile immaginare quale sarà il destino di questo organismo che dona alle acque del lago, in determinate circostanze, un colore rosso al punto di incrementare le leggende sulla presenza dei demoni in quelle cristalline e misteriose acque. Per preservare questa specie,  tra l’altro, sul lago vige non solo il divieto assoluto di fare il bagno  ma anche di avvicinarsi a meno di cinque metri dal bordo acqua, come spiegano appositi cartelli che non sempre vengono rispettati, come è accaduto nel luglio 2017 quando, alcuni turisti, si immersero nudi nel lago suscitando sdegno e sconcerto nell’opinione pubblica.

Comunque sia, sarebbe davvero bello poter pensare ad un incantesimo della Sibilla, ma purtroppo non è così. Negli ultimi anni il livello del lago ha subito variazioni notevoli e, da più parti, si è ipotizzato che la causa non possa essere attribuita esclusivamente alle condizioni meteorologiche. Ad esempio,  nel 1990 si era già verificato un prosciugamento del lago. Si verificò nel mese di settembre dopo un’estate particolarmente secca. Nel 2002 la scomparsa del lago di Pilato venne attribuita ad un drastico abbassamento delle falde acquifere a causa di una eccessiva captazione delle acque: il fenomeno rimase sotto osservazione delle autorità competenti per diverso tempo ma poi la natura fece il suo corso e l’allarme cessò.

Putroppo, il fenomeno del prosciugamento dell’ oscuro verde lago di Pilato si è ripresentato anche  oggi e si teme il peggio per questo specchio d’acqua  che si trova a 1940 metri di altitudine al centro di un anfiteatro di strapiombante calcare massiccio e pareti detritiche. Fino all’Ottocento, raggiungere il lago,  sarebbe stato un viaggio da intraprendere in segreto, una pericolosa sfida che pochi avrebbero raccolto. Potrebbe confermarlo l’ignaro botanico che nel 1892 le donne di Castelluccio ridussero in fin di vita avendolo scambiato per un mago. Fin dal medioevo infatti, i Monti Sibillini sono stati sinonimo di luogo magico. Nel XIII secolo, maghi, streghe e negromanti provenienti da ogni contrada d’Europa, affrontavano fatiche e pericoli inimmaginabili per raggiungere il lago – considerato una porta dell’inferno –  o l’antro della regina Sibilla, dispensatrice  di verdetti profetici e di inebrianti piaceri. Le autorità ecclesiastiche e la popolazione dei paesi circostanti, temevano e condannavano quel pellegrinaggio profano. Cercarono in tutti i modi di impedirlo, senza risparmio di fondi quando con una muraglia sbarrarono i valichi, senza risparmio di vite umane, quando decretarono l’impiccagione di chiunque fosse stato sorpreso in quei luoghi.

Si tratta di leggende che appartengono alla superstizione popolare ma che ritroviamo anche nell’Orlando furioso dell’Ariosto, nelle opere di Benvenuto Cellini, Andrea da Barberino, Antoine de La Sale. Michelangelo, poi,  diede un volto e un corpo alla Sibilla negli affreschi della Cappella Sistina mentre Wagner compose un’opera ispirandosi alle vicende del Tannhäuser, cavaliere della mitologia germanica che, intorno alla metà del XIV secolo, visitò il regno della Sibilla.

Storie concluse, superate dal tempo ma non svanite senza lasciare traccia se Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia ha definito i Sibillini “i monti più misteriosi del centro Italia”.

Quanto al nome del lago, anch’esso è avvolto nel mistero. Prende infatti il suo nome da una leggenda secondo la quale nelle sue acque sarebbe finito il corpo di Ponzio Pilato condannato a morte da Tiberio. La pena non fu solo questa, ma anche la mancata sepoltura del suo cadavere. Il corpo, chiuso in un sacco, venne affidato ad un carro di bufali lasciati liberi di peregrinare senza meta e sarebbe precipitato nel lago dall’affilata cresta della cima del Redentore

Inutile dire che la scomparsa del lago di Pilato, cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sarebbe un colpo notevole per l’ecosistema montano e per il turismo ambientale di tutta l’area.

 

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