Sociale, da Europa 55 milioni di euro per il welfare. Sanità, la Regione vigilerà su strutture per disabili

BASTIA UMBRA – “Grazie alla programmazione europea, in Umbria ci sono 55 milioni di euro destinati a interventi nel sociale. Questa cifra rappresenta il 23 per cento delle risorse messe a disposizione dall’Europa per la nostra regione e tale percentuale è superiore di tre punti rispetto al 20 per cento stabilito dall’unione europea, segno che è alta l’attenzione su questo fronte”.
Lo ha detto l’assessore regionale a Salute, coesione sociale e welfare, Luca Barberini, a Bastia Umbra in un confronto pubblico sul nuovo Piano sociale regionale. L’iniziativa – organizzata dal Partito democratico – si è svolta il 9 febbraio, nella sala del consiglio comunale, presenti alcuni sindaci e amministratori del territorio, numerosi cittadini e rappresentanti del tessuto associativo che hanno offerto diversi spunti rispetto al nuovo strumento di programmazione, che sarà operativo entro giugno.FullSizeRender (46)

“La società umbra sta cambiando – ha evidenziato Barberini – si presenta più povera, vecchia e sola e dobbiamo utilizzare una cassetta degli attrezzi diversa per dare risposte più adeguate alle necessità vere delle persone. Il primo obiettivo è mettere il cittadino al centro di ogni scelta, in Umbria non partiamo da zero ma servono azioni più incisive, in questi anni siamo stati troppo attenti ai bisogni della politica e degli operatori e meno alle reali esigenze. Il nuovo Piano sociale si propone di essere attento a chi sta più indietro, sia per quanto riguarda le persone sia per i territori: dobbiamo puntare a una crescita omogenea e diffusa della comunità regionale e garantire livelli minimi di assistenza, stabilendo che sotto una certa asticella non si può andare, è una scelta di equità. Dovrà esserci grande attenzione alle famiglie, agli anziani e all’invecchiamento attivo, ai minori, alle persone disabili e alla non autosufficienza, ai giovani come risorsa per il presente, al tema degli immigrati che rappresentano l’11 per cento della popolazione umbra perché non sia un problema ma un’opportunità”.

Barberini ha anche illustrato alcuni degli strumenti attraverso i quali applicare il nuovo Piano sociale come “il terzo settore che è molto vitale nella nostra regione, contando 21mila detti, ma va attivato un percorso di accreditamento, la rete dell’associazionismo, il rilancio del tema della sussidiarietà, un nuovo meccanismo di governance con la regione divisa in 12 zone sociali e più poteri ai sindaci e alle amministrazioni locali che meglio di tutti sanno i reali bisogni dei vari territori, mentre la regione deve avere un ruolo di programmazione”.FullSizeRender (47)

L’assessore ha anche parlato del tema della sanità, annunciando come imminente l’elaborazione del nuovo Piano sanitario regionale e affermando che “in Umbria va costruita una sanità meno ‘ospedalocentrica’, oggi ci sono 17 ospedali per 900mila abitanti e non ce lo possiamo più permettere: dobbiamo puntare alla riorganizzazione e a un nuovo modello in grado di offrire risposte più adeguate e di qualità ai cittadini, anche potenziando la rete dell’assistenza sanitaria territoriale con un ruolo diverso dei medici di base, dei distretti, dei dipartimenti, dei consultori, delle farmacie di servizi”.

Sempre restando in tema di sanità, Barberini ha annunciato di aver dato “disposizioni ai direttori generali delle Usl di fare controlli costanti su strutture sanitarie e sociosanitarie, accreditate e convenzionate, che ospitano minori, anziani e in generale persone con disabilità. L’ho chiesto anche prima dei recenti e gravissimi fatti di cronaca accaduti in Italia, perché ritengo che vada fatto un controllo vero e approfondito sul territorio, per monitorare la situazione e avere un quadro preciso e aggiornato di condizioni e bisogni: dovrà essere controllato il 20 per cento delle strutture ogni sei mesi. Va comunque precisato che, nella nostra regione, non ci sono segnalazioni di contesti problematici”.

L’assessore, sollecitato da alcune riflessioni poste da alcuni dei presenti, ha anche affrontato il tema scottante delle nomine dei nuovi direttori sanitari regionali: “Io non pongo una questione di nomi – ha detto – ma che ci siano competenza e innovazione. Se la sfida richiesta è il cambiamento, è importante lanciare segnali chiari alla nostra comunità che sta chiedendo qualcosa di diverso basato su valori come la rotazione, la competenza, l’innovazione e questo non è un giudizio negativo su quanto fatto finora ma un modo diverso di interpretare i bisogni di una società che sta cambiando”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.