Spaccio di droga, operazione della polizia di Perugia, 10 pusher presi

PERUGIA – Un gruppo di magrebini sono stati fermati dalla Questura di Perugia nell’ambito di un’inchiesta antidroga. A dimostrazione che la strategia messa in atto dalla Questura sta portando i suoi frutti, sono stati eseguiti alcuni provvedimenti di fermo per spaccio di sostanze stupefacenti, già passati al vaio del Gip. Grazie a una intensa attività investigativa sono state fermate una decina di persone provenienti dal Nord Africa, di cui otto tunisini, un libico e un marocchino, definiti i “Pariolini di Tunisi”

Nello specifico otto sono state le persone messe in stato di fermo, un provvedimento di custodia cautelare è stato emesso per una persona già in carcere, un decimo è latitante, e un altro tunisino è stato arrestato fuori sacco.  Il giro di affari è di oltre 1500 euro al giorno di spaccio. Le zone in cui questi spacciatori operavano non riguarda solo la Stazione di Fontivegge ma anche il parco di santa Margherita, il centro storico e la zona adiacente alla scuola Galileo Galilei. Tale gruppo era organizzato in maniera efficace, per lo meno dal 2012, per la vendita di cocaina e eroina principalmente a tossicodipendenti. L’indagine ha fatto emergere una sorta di marchio di fabbrica denominato Max, secondo quanto definito dal Gip, che i clienti chiamavano per rifornirsi delle dosi richieste. Chiaramente i tossicodipendenti cercano di fidelizzarsi lo spacciatore che rifornisce droga di alta qualità e per questo il sistema Max gli dava questa garanzia. A tale nome corrispondevano tutti i componenti dell’organizzazione che vendevano la merce a 40,45 euro a dose. “Questo è l’ennesimo elemento che ci attesta che il fenomeno esiste – afferma il Questore di Perugia Francesco Messina – e che non riusciremo ad eliminarlo, ma che continueremo a lavorare per reprimerlo.

Il fenomeno certo ha ripercussioni di varia natura, oltre a quello sociale anche di sicurezza e di ordine pubblico. Di fatto si tratta sempre della legge che regola il mercato vale a dire della domanda e dell’offerta. È pertanto chiaro che un’attenzione particolare va anche posta su chi compra queste sostanze, non solo su chi cerca di contrastarne il fenomeno. La nostra struttura investigativa e preventiva opera conoscendo tutte le dinamiche che sottendono all’attività di spaccio, che cambia anche sulla base delle diverse etnie, ognuna delle quali ha proprie peculiarità e modalità operative. Quindi ogni etnia va monitorata in maniera contestualizzata. Grazie all’ottimo rapporto di collaborazione instaurato con la Procura, ci riteniamo soddisfatti dei risultati che stiamo conseguendo. Possiamo annunciare che negli ultimi tre anni i reati sono in calo, sebbene la gente avverta un senso di insicurezza. Stiamo intraprendendo un percorso lungo, ma la città non è fuori controllo, sebbene si possano verificare delle conflittualità”. E comunque l’attività di indagine svolta finora  non è solo diretta allo spaccio in quanto tale, ma viene monitorata anche l’attività e gli spostamenti di queste persone per capire se ci sono vicinanze con alcuni ambienti più sensibili ai fenomeni di radicalizzazione dell’Islam. Spesso infatti accade che persone dedite all’attività di spaccio poi virino, per una serie di circostanze e di frequentazione di luoghi di culto non ufficialmente riconosciuti, verso altri terreni di estremismo islamico. “Controlliamo – conclude il Questore – che non si verifichino questi passaggi. La nostra azione è pertanto volta non solo al contrasto, ma anche all’investigazione contro il terrorismo islamico”.

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