Tasi, ecco le “performance” di Perugia e Terni rispetto al dato nazionale
Mancano solo Gubbio, Deruta e Poggiodomo. Dando oggi un’occhiata al sito del ministero delle Finanze, on line mancano le delibere di questi tre Comuni per completare il quadro delle aliquote Tasi in Umbria. Per la verità Poggiodomo ha deciso di non applicare la nuova tariffa, mentre Gubbio e Deruta l’hanno deliberata ma hanno tempo fino al 18 settembre per la pubblicazione.
Pubblicazione che è tutt’altro che un adempimento formale perché senza questo la tariffa non è applicabile. Divenuta dunque operativa, i contribuenti umbri hanno tempo fino al 16 ottobre per pagare la prima rata e il saldo entro il 16 dicembre. Ad Assisi, Bastia, Cannara, Città di Castello, Corciano, Gualdo Tadino, Monte S.Maria Tiberina, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Spello, Torgiano, Allerona, Alviano, Amelia, Narni, Parrano e San Venanzo, i cui Comuni hanno stabilito le aliquote a maggio, il pagamento dell’acconto è avvenuto già a giugno.
Al di là dei numeri è interessante capire la “performance” dei due capoluoghi Perugia e Terni rispetto al panorama nazionale. A Perugia sicuramente la Tasi grava di più sulle tasche dei contribuenti rispetto alla vecchia Imu. Il confronto non è semplice perché ogni Comune ha deciso autonomamente aliquote e detrazioni. A livello generale i Comuni possono portare l’aliquota della Tasi fino allo 0,25 per mille senza nessun obbligo di riconoscere detrazioni oppure fino allo 0,33 per mille ma prevedendo della facilitazioni. In Umbria l’aliquota media è sopra il 2 per mille (a Perugia fino allo 0,33 a Terni 0,25). Nel capoluogo di regione è stata abbinata a detrazioni in base alla rendita (da 100 e 70 euro a seconda che la rendita catastale sia compresa tra 300 e 450 euro o inferiore ai 300 euro,) e alle presenza di figli (fino a 25 anni lo “sconto” è di 25 euro a figlio). A Terni per le categorie da A2 ad A7 non si paga la Tasi se il valore catastale è inferiore a 216,45 euro. L’aliquota fissata al 2,5 per mille sale all’1,3 e al 2,3 per mille se la rendita è compresa tra i 216,45 e i 1000 euro.
In questi giorni si moltiplicano i calcoli e divisioni non solo per determinare gli importi ma anche per verificare quanto e come la Tasi incide sulle tasche dei contribuenti rispetto alla vecchia Imu. Sempre in un discorso generale, analizzando i dati dei principali capoluoghi italiani, si può dire che l’aliquota della Tasi è più bassa rispetto a quella dell’Imu ma sono anche più basse le detrazioni, per cui, fatti i conti, la Tasi penalizza le case di valore più basso e risulta conveniente per quelle di maggior pregio.
Un quadro che viene rispettato a Milano dove su una casa A/3 di 70 metri quadrati si paga di Tasi 228 euro contro i 165 della vecchia Imu, mentre su una stessa casa a/3 di 120 mq 530 euro contro i 648 dell’Imu con un risparmio di 118 euro.
A Perugia il proprietario di una casa A/3 di 70 metri quadrati paga di Tasi 26 euro, con la vecchia Imu 7 euro. La nuova tassa è più cara di 19 euro. Il proprietario di una casa A/3 di 120 metri quadrati paga 296 euro contro le 248 dell’Imu con un “aggravio” di 48 euro. Il capoluogo umbro si pone in media con il dato nazionale per quanto riguarda il “rincaro” della Tasi negli immobili più piccoli, mentre è fuori dalla media per quelli più grandi dove il dato medio nazionale prevede un “risparmio” di 53 euro.
Il calcolo su Terni è più difficile proprio per la previsione di una serie di detrazioni a scaglione che si incastrano tra loro, ma sostanzialmente la Tasi è in linea con la vecchia Imu.
E’ singolare, invece, la situazione che si registra in grandi città come Roma, Torino, Genova e Milano dove la tassa sui servizi indivisibili comporta un risparmio.
Nella Capitale, per un casa A/3 di 70 metri quadrati è di 154 euro e di 362 per 120 metri quadrati, a Torino di 139 e 290 a Genova di 26 e di 285 euro. Per amore di verità occorre comunque sottolineare che in queste città di parte comunque da importi molto più elevati rispetto a quelli umbri. A Roma per esempio la su una casa A/3 di 70 mq la Tasi è di 234 euro e di 502 per 120 mq, a Torino di 199 e 661 euro, a Genova di 204 e 485.