Terni, Andrea Arcangeli condannato a sedici anni per l’omicidio di Victor Marian Iordache

TERNI – Andrea Arcangeli è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio volontario di Victor Marian Iordache. La sentenza è stata emessa poco dopo le 14 dal gup Massimo Zanetti. Arcangeli, il ternano di 45 anni reo confesso del delitto dell’amico, Iordache, rumeno di 38 anni, aveva richiesto il processo per rito abbreviato.
Arcangeli era difeso dagli avvocati Vittorina Sbaraglini e Francesco Mattiangeli. Il delitto venne compiuto la sera del 21 aprile 2014. Andrea Arcangeli si trovava insieme all’amico in via Mola di Bernardo, all’interno del garage di sua proprietà. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Al culmine di una lite, dalla pistola di Arcangeli sarebbe partito il colpo che ha raggiunto mortalmente Victor Iordache. Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire. Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia e lo aveva ricoperto anche di cemento e calce.
Le indagini della squadra Mobile, diretta al tempo da Francesco Petitti, erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. E subito si erano indirizzate sul delitto passionale scavando nel passato di Andrea e Victor Marian. Il 2 luglio 2014, Andrea Arcangeli era crollato e aveva confessato delitto conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.
Oggi il giudice Massimo Zanetti ha accolto la richiesta del pm Elisabetta Massini, che aveva chiesto che le attenuanti generiche, in particolare per la collaborazione dell’indagato nel ritrovamento del cadavere, fossero ritenute prevalenti sulle aggravanti escludendo la premeditazione del delitto.
Il giudice ha anche disposto il risarcimento in separata sede per la madre, il fratello e la sorella della vittima, costituiti parte civile, riconoscendo una provvisionale di 50 mila euro ciascuno. Una sentenza che, seppure attesa, non ha soddisfatto la famiglia della vittima. L’avvocato di parte civile Massimo Proietti, “la sentenza è comprensibile sotto l’aspetto squisitamente giuridico, ma non ci soddisfa perché l’elemento premiante è eccessivo”. “Le attentanti generiche – continua – dovevano essere riconosciute semmai in maniera equivalente e non prevalente”.
Soddisfatta, viceversa, la difesa di Arcangeli. “Per noi è una sentenza molto equilibrata – hanno spiegato gli avvocati Francesco Mattiangeli e Vittorina Sbaraglini – c’è in particolare soddisfazione sul fatto che sia stata esclusa l’aggravante della premeditazione, che ritenevamo non sussistere. Ci riserveremo comunque la possibilità di fare appello”.

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