Veglia per l’Ast, il vescovo: “O si ragiona globale o ci si condanna alla precarietà”

TERNI – Veglia di preghiera per l’Ast questa sera al santuario di Sant’Antonio da Padova, organizzata dalla diocesi di Terni, Narni e Amelia. A presiederla il vescovo, Giuseppe Piemontese, che nella sua omelia, dopo aver ricordato che i protagonisti e interlocutori di questo momento di crisi sono imprenditori internazionali, operai e una città che ruota attorno al “Progetto delle Ast”, va con il suo affondo.

“Nella convivenza civile – ha detto padre Piemontese – la pace, la concordia, il benessere personale, comunitario e familiare regge se ognuno lealmente, generosamente e responsabilmente fa la sua parte. Tutto ciò oggi non può trovare attuazione in ambito cittadino, locale come avveniva fino a qualche secolo addietro. Gli orizzonti di azione e di responsabilità oggi sono estesi non solo a livello nazionale, ma europeo e mondiale. Globalizzazione e Interdipendenza sono le categorie sociali, geografiche, culturali ed economiche nelle quali inevitabilmente siamo immersi da alcuni decenni, né è possibile sottrarcene”.

“Per restare all’ambito economico-sociale – ha aggiunto il vescovo – ogni persona, ciascuno di noi, i governanti della nazione e di tutto il mondo, le lobby industriali, economiche e finanziarie, i sindacati ed ogni soggetto civile, o si muove tenendo conto della dimensione universale, della ricerca del benessere locale e generale o ci si condannerà ad una precarietà e insicurezza perenne, permanente”.

“Il benessere che una nazione o un gruppo oggi sperimenta, se non tiene conto dell’orizzonte generale e globale – ha incalzato il vescovo – sarà destinato a durare per una breve stagione, il tempo della rivalsa da parte di coloro, singoli, gruppi, popoli e nazioni che non ritengono equa la propria condizione sociale o peggio ritengono il benessere altrui frutto di ingiustizia e sfruttamento della propria condizione”.

Parlando dell’Ast, il vescovo ha detto che “la situazione delle acciaierie e delle altre industrie del territorio, oltre che di strategie industriali o economiche, sono figlie di una visione che propriamente non coniuga benessere personale, comunitario e familiare, lealtà personale e aziendale, generosità e responsabilità. So che l’economia ha altre regole, ma sono regole che premiano apparentemente e per breve tempo solo alcuni e che si ritorceranno sugli stessi, che consapevolmente o inconsapevolmente le applicano e sui loro figli. Mentre la gente comune sarà sballottata nella precarietà e nell’incertezza del presente e futura”.

Il vescovo ha concluso dicendo che “o si globalizza la giustizia e la solidarietà o le storiche “lotte di occupazione” del passato remoto e recente si rinnoveranno ed estenderanno sempre più con metodi e mezzi cruenti e sofisticati”.

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