Bandecchi indagato per la rissa in consiglio: si difende e denuncia i due consiglieri di Fdi

Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Terni in seguito alla denuncia sporta da due consiglieri comunali di Fratelli d’Italia per i fatti avvenuti nella seduta del Consiglio comunale del 28 agosto corso. Il fascicolo, aperto dal sostituto procuratore Marca Stramaglia e che porta la firma anche del procuratore capo Alberto Liguori, vede ipotizzare tre reati a carico del primo cittadino: minacce, oltraggio a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. La decisione fa seguito ad una prima informativa depositata dall’Arma dei carabinieri che sempre il 28 agosto aveva ricevuto le denunce dei consiglieri Marco Cecconi e Orlando Masselli (Fdi). L’Autorità giudiziaria ha acquisito anche i video girati da una testata giornalistica durante la seduta consiliare. L’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe comunque un atto dovuto, primo passo nel contesto di una indagine che potrebbe portare all’escussione dei diretti interessati e di persone informate sull’episodio. Spetterà poi alla Procura della Repubblica confermare, modificare o archiviare l’indagine. Interpellato dall’Ansa Stefano Bandecchi dopo una battuta (“se mi hanno iscritto, non è la prima volta”) ha spiegato i passi giudiziari da lui compiuti questa mattina presso la Questura di Terni. “Ho sporto denuncia per le minacce di morte ricevute un mese fa ed erano minacce direttamente legate al mio ruolo di sindaco”. Poi ha aggiunto: “Sempre questa mattina ho presentato un esposto preciso contro l’aggressione che ho subito in consiglio comunale. Precisamente contro le parole rivoltemi da Masselli, sentite da testimoni, ovvero “pagliaccio vieni qua”. Dette sbeffeggiandomi e ridendo. E contro il consigliere Cecconi che si è alzato e ha iniziato a urlare, costringendo la presidente a richiamarlo più volte e me a dirgli seduto, c’è stata una evidente interruzione dei lavori di un pubblico ufficiale, quindi un’interruzione di pubblico servizio”.