Celiachia, in Umbria ne soffrono in tremila e sono in continua crescita

In Umbria ci sono circa 3mila soggetti celiaci: 2mila 114 sono donne e 858 uomini. Per la gran parte si tratta di adulti (2mila 672), ma vi sono anche 284 bambini entro i dieci anni di età e 16 bimbi fino a 3 anni e mezzo. I dati sono relativi all’anno 2015 e mostrano un aumento di casi costante: erano 2mila 588 nel 2014 e 2mila 397 nel 2013. I numeri sono stati illustrati da Donatella Giaimo del Dipartimento prevenzione della Regione Umbria nel corso dell’audizione della Terza commissione, presieduta da Attilio Solinas, sulle problematiche relative alla celiachia, a cui hanno partecipato diversi medici gastroenterologi e i rappresentanti dell’Associazione italiana Celiachia.

Nel corso dell’audizione sono emerse problematiche riguardanti il percorso diagnostico e assistenziale dei celiaci che non sono di facile individuazione per i medici di base. Quindi difficoltà di accesso agli esami per cui le attese si stanno allungando a fronte di una malattia che è di tipo degenerativo, con possibili conseguenze gravi. Lamentata l’assenza di pediatri gastroenterologi nelle dotazioni organiche del servizio sanitario regionale. Per quanto riguarda i bambini, infatti, le criticità aumentano, perché subentrano le problematiche legate alla loro frequenza scolastica, non tanto per quanto riguarda le mense, perché scuole e genitori si organizzano, ma ad esempio durante le gite e i pasti somministrati al di fuori, dove è necessario che le persone siano a conoscenza delle esigenze di chi deve privarsi del glutine. Involontariamente i bambini celiaci possono subire discriminazioni. Anche gli operatori della scuola devono essere formati, pur non essendo obbligati a farlo: è nel loro interesse conoscere gli aspetti sanitari e anche quelli psicologici, legati ad esempio all’obesità che può insorgere con il consumo di cibi privi di glutine ma resi appetibili da grandi quantità di grassi.

L’Associazione italiana celiaci chiede di “ridefinire i centri di riferimento regionali per la diagnosi di celiachia con l’obiettivo di creare ambulatori dedicati alla gestione di questa patologia con percorsi differenziati per adulti e bambini”. In Umbria i centri sono otto, coincidenti con le gastroenterologie, ma servirebbe un salto di qualità, anche a scapito della quantità, per avere punti di riferimento adeguati a trattare una malattia che interessa un numero di persone molto superiore a quello censito e migliorare la loro qualità di vita. Si stima che in Italia la celiachia incide per l’1 per cento sulla popolazione, quindi in Umbria mancherebbero all’appello circa 5mila persone.

“E’ necessario – hanno detto il presidente dell’Aic Samuele Rossi e il professor Giuseppe Castellucci – definire un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per evitare le inappropriatezze di percorso che rallentano la diagnosi e aumentano sprechi sia per gli esami inutili, come gastroscopie e esami di laboratorio, spesso prescritti ma non necessari, sia per le prestazioni sanitarie, contribuendo a creare liste di attesa lunghe e ingestibili anche a causa della mancanza di un percorso di accesso dedicato alla celiachia”.

Olivia Morelli, gastroenterologa dell’ospedale di Perugia che si occupa di adulti, ha detto che i medici “cercano di anticipare il più possibile gli esami” e per la diagnosi “occorrerebbero percorsi preferenziali”. Necessaria una “collaborazione a più livelli, iniziando da pediatri e medici di base, sensibilizzando anche i ginecologi e anatomopatologi”.
Il presidente della Commissione, Attilio Solinas, ha recepito le istanze degli operatori presenti e dichiarato di “tenere in debito conto le” necessità rappresentate, “in particolare quando verrà discusso il Piano sanitario regionale”.

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