Chiusura degli uffici postali in Umbria, insorgono i sindacati dei pensionati, anche il Pd contro il piano

Pensionati sul piede di guerra contro la chiusura degli uffici postali. I sindacati di categoria, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil regionali si dicono preoccupati per gli evidenti riflessi occupazionali che l’operazione annunciata dalle Poste comporterà e per l’impoverimento dei servizi offerti da Poste, punto di riferimento per migliaia di cittadine e cittadini anziani dell’Umbria.

Poste Italiane, infatti, ha annunciato la chiusura di 6 sportelli nella provincia di Terni e 9 in quella di Perugia, concentrati soprattutto nelle periferie e nei piccoli centri, insieme al ridimensionamento dell’orario per altri 18 uffici.

“Questa scelta – affermano i sindacati umbri dei pensionati – non solo comporterà l’impossibilità per migliaia di persone di riscuotere presso l’ufficio postale della propria zona l’assegno pensionistico, atto che rappresenta tra l’altro per molti anche un momento significativo di socialità e incontro, ma creerà ulteriori disagi ai tanti che negli ultimi anni sono stati costretti ad aprire libretti postali o conti correnti presso le poste, per effetto della scelta del governo Monti sulla riscossione delle pensioni sopra i mille euro. Poste Italiane hanno tratto enormi benefici da questo rapporto fiduciario creato con i pensionati – continuano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil – e ora chiudendo decine di sportelli costringono i loro clienti ad enormi disagi e difficoltà”.

“È evidente – insistono ancora i sindacati dei pensionati umbri – che questa scelta di Poste costituirà un’ulteriore spinta allo spopolamento di zone già marginali e penalizzate. Per questo è fondamentale che i Comuni, soprattutto quelli direttamente coinvolti, insieme all’Anci e alla Regione, diano vita ad una reazione immediata rispetto alla scelta di Poste Italiane. Anche i parlamentari umbri – concludono Spi, Fnp e Uilp – devono svolgere un ruolo deciso, chiamando all’azione il governo nazionale, a difesa dei servizi ai cittadini. Come sindacato siamo pronti alla mobilitazione per scongiurare l’impoverimento dei nostri territori”.

Sulla questione interviene anche il segretario provinciale del Pd di Terni, Trappolino.

“Il Piano di Poste Italiane che prevede a partire dal 13 Aprile anche per l’Umbria la chiusura o la riduzione d’orario di apertura di tanti uffici  postali non può non destare forti preoccupazioni – scrive Trappolino – il ruolo di servizio essenziale per tanti cittadini, di presidio territoriale e di prossimità (soprattutto per le fasce deboli della popolazione) e di supporto alle piccole attività produttive, commerciali e turistiche rischia di venire meno e creare ulteriori problemi alle nostre comunità. Oltre naturalmente ai timori per i lavoratori coinvolti nel ‘piano di razionalizzazione”.

Trappolino rileva che l’azienda che sembra “non disposta a confrontarsi sulle proprie scelte, dovrebbe ricordare piuttosto gli effetti negativi del processo di razionalizzazione del servizio già in atto da svariati anni da parte della società in un contesto peraltro di un mercato postale che sconta un quadro normativo ingessato, dove la posizione ‘privilegiata’ di Poste Italiane (fornitrice del servizio universale degli atti giudiziari e, più in generale, beneficiaria della definizione giuridica stessa di servizio universale) risulta evidente”.

“Quali gli sforzi sul territorio da parte di Poste Italiane per rilanciare il recapito postale cogliendo le opportunità dell’e-commerce? – si chiede Trappolino – Quali le azioni strategiche per assumere un ruolo nella logistica? Quali interventi per servizi realmente più efficienti, maggiore libertà di scelta per i consumatori e risparmi da parte dello Stato? Quando si opera sul territorio e si ragiona di servizi universali – conclude il segretario provinciale del Pd – la visione economicista non basta, bisogna avere coraggio e capacità di costruire soluzioni in grado di offrire efficienza, qualità e benessere diffusi”.

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