Foligno, con un doppio appuntamento si conclude “Performing Santa Caterina”

FOLIGNO – Con un duplice appuntamento si conclude mercoledì 26 aprile, all’ex chiesa Santa Caterina di Foligno, Performing Santa Caterina, rassegna internazionale di arti performative curata da La società dello spettacolo e Viaindustriae, nell’ambito del progetto nazionale di Residenze Artistiche Foligno InContemporanea, sostenuto da Comune di Foligno, Regione Umbria e MiBact.

 Alle ore 18, presso l’Auditorium Santa Caterina, si svolgerà l’incontro aperto in forma di dialogo (ad ingresso gratuito) Espiazione. Tempo critico per visioni responsabili” a cura di Giulio Sonno, consulente artistico, caporedattore della rivista online Paper Street, che conclude il percorso dell’Osservatorio Critico, da lui ideato e diretto, che ha accompagnato tutti gli artisti di Performing Santa Caterina 2017 insieme a critici, operatori, performer e professionisti dello spettacolo dal vivo. Insieme a Giulio Sonno, saranno presenti Attilio Scarpellini, Roberta Nicolai, Maria Teresa Surianello per condividere un momento di riflessione e scambio sul processo creativo e il ruolo delle residenze artistiche.

Alle ore 21 Federica Santoro presenta, in forma ancora aperta, “L’Anitra Selvatica” che ha come oggetto i primi tre atti dell’Anitra Selvatica di Ibsen. Con Federica Santoro (performer, regia e adattamento drammaturgico), Luca Tilli (performer e musiche), Gabriele Portoghese (performer), Marina Schindler (scene), Diana Arbib (video), Dario Salvagnini (disegno luci) e il pittore Ettore Frani, insieme per la prima volta, sebbene tra di loro ci sia una conoscenza tangenziale e profonda, poiché negli ultimi anni hanno collaborato in modo alterno ad affini progettualità artistiche.

In questa prima fase del lavoro prevale l’idea dell’avvicinarsi. L’azione si fonda su una neutralizzazione dell’atto personale, diventa aliquid, “qualche cosa”; si sussume l’essere, i ruoli slittano tra di loro, assumono porzioni intere dell’opera o duettano. “Quasi qualche cosa”, ci si approssima ma non si è, in una contrazione tra infischiarsene e assumersi tutto. L’Anitra Selvatica ha un aliquid nella scrittura, che ne fa un oggetto tanto iper concreto, quanto mistico; l’atto performativo sonoro e visivo, nel suo accavallarsi, non ha la pretesa di dire o esprimere opinioni, ma solo di lasciare che le cose accadano, che il lavoro si faccia, che questo lontano, diventi vicinissimo.

L’Anitra Selvatica, dramma di Ibsen suddiviso in 5 atti, ha come principale movimento quello di sollevare il velo della menzogna e consegnare un mondo più consapevole e ricco di conoscenza, ai suoi successori. Ma proprio questo sano obbiettivo condurrà i fatti verso dolore, morte dei successori e non/conoscenza. La storia ha un intreccio apparentemente complicato, in realtà non lo è. La storia precipita da quei 15 anni prima, verso l’oggi e finisce con la morte della 14enne Edvig, il giorno del suo compleanno, che si uccide con una pistola, nella soffitta di casa. Soffitta che in effetti è una selva con animali, piante, dove il nonno va a caccia e dove vive l’Anitra Selvatica.

Ingresso / 3 €

Info e prenotazioni  mob. 334 2800290

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