F.A. Assisi (ex Fonderie Tacconi), Fim, Fiom e Uilm: mettere a filiera le risorse del Pnrr per una riconversione ecologica

La tutela ambientale e la salute dei cittadini sono temi di massima importanza e, in quanto tali, non si deve correre il rischio di trattarli in maniera superficiale né tantomeno a fini strumentali e politici. L’ordinanza emessa dal sindaco di Assisi lo scorso 27 agosto, che obbliga la F.A. di Assisi (ex Fonderia Tacconi) a mettere in atto interventi entro 60 giorni per contrastare i cattivi odori causati da particolari sostanze usate nei cicli produttivi, rischia di mettere in forte difficoltà l’azienda, che oltretutto ad oggi è impegnata a rispettare i rigidi paletti imposti dalla procedura concorsuale.

Nel corso di un incontro svoltosi nei giorni scorsi presso la Confindustria di Perugia l’azienda ha ribadito ai segretari Fim Fiom Uilm territoriali, rispettivamente Andrea Calzoni, Simone Pampanelli e Daniele Brizi, che “i monitoraggi effettuati dall’Arpa tra settembre 2020 e maggio 2021 hanno dato tutti esiti con valori al di sotto dei limiti tossicologici, mentre solo i limiti olfattivi sono stati occasionalmente superati”. La preoccupazione del sindacato si sposta quindi sul fronte della tenuta occupazionale e delle relative ricadute sociali, poiché gli interventi necessari al rispetto della ordinanza del sindaco vanno pianificati e realizzati con attenzione, cosa difficilmente fattibile in 60 giorni. “Il nostro timore – sottolineano Calzoni, Pampanelli e Brizi – è che la stretta nei confronti dell’azienda finisca col metterla in forte difficoltà, con conseguenze negative sulla tenuta occupazionale: oggi l’azienda conta 320 dipendenti diretti, per circa mille complessivi se si considera l’indotto. Questo considerando che stiamo parlando di un territorio fragile dal punto di vista industriale e colpito duramente dalla pandemia nel suo comparto trainante, ovvero il turismo. Ribadiamo – sempre i segretari sindacali dei metalmeccanici – l’importanza della tutela ambientale e della salute pubblica, ma che siano libere da strumentalizzazioni di qualsiasi tipo. Si parla infatti, in maniera alquanto superficiale, di delocalizzazione della fonderia: processo che per i costi esorbitanti necessari, per le tempistiche necessariamente lunghe e per le tante problematiche connesse rischierebbe di sancire di fatto la fine dell’azienda, con un dramma sociale che si riverserebbe come un fiume in piena sul territorio. Serve responsabilità, non populismo: se si volesse veramente trattare l’argomento in maniera seria, sarebbe opportuno che la Regione e gli enti preposti, coinvolgendo anche le parti sociali, iniziassero a discutere con attenzione su come avviare lo spostamento di un’azienda come questa, prima di tutto prevedendo le risorse necessarie per portare a termine il processo, attingendo ad esempio dai fondi del Pnrr”.