A Barcellona sulla Rambla

di Pierluigi Castellani

E’ tornato lo spettro del terrorismo a colpire l’Europa.Sì perchè non c’è solo il drammatico episodio di Barcellona ma anche l’attentato a Turcu in Finlandia a ricordarci che il terrorismo islamico incombe su di noi come una minaccia quotidiana. I morti ed i feriti di Barcellona appartengono a trentacinque nazionalità e questo sta a testimoniare che gli aderenti all’Isis vogliono colpire il mondo intero in una furia demolitrice di ogni cultura e di ogni etnia ,che sia diversa dal fondamentalismo islamico che pretendono di rappresentare. La loro è una guerra a chiunque sia diverso,  voglia vivere in pace, sia tollerante e intenda rispettare la libertà degli altri. Ci si stava un po’ illudendo dopo i rovesci subiti dai miliziani dell’Isis sul terreno come a Mosul . Si sperava che la violenza del cosiddetto stato islamico fosse ridimensionata dal fatto che veniva battutta sul terreno militare dalle forze della coalizione internazionale. Ma era un errore, anche perchè una volta colpiti sul territorio i terroristi sembrano avere ulteriori motivazioni per attacchi solitari , soprattutto in Europa. Vogliono rivendicare comunque la loro presenza per dimostrare con la barbarie e la violenza contro gli innocenti, che la loro guerra all’occidente non ha limiti. Ed allora il che fare è sempre più urgente.

Quale risposta si può dare a questa impellente domanda? Si è invocata una più intensa collaborazione tre le polizie ed i servizi europei ed occidentali. Si è richiesta una maggiore solidarietà e collaborazione dal mondo musulmano moderato, che rifugge la violenza. Sembra non bastare. Forse è necessario interrogarci meglio sul perchè della violenza, sul perchè improvvisamente insorgono persone o gruppi solitari, che sposano la causa dell’Isis senza formalmente appartenervi , e cercare di capire come questo odio nasca all’interno dell’Islam e nelle generazioni spesso nate e vissute in occidente. Molte possono essere le risposte, ma certamente una è assolutamente vera e cioè che è fallito , almeno in parte, il tentativo di integrazione che in Europa è stato tentato. La solitudine e l’emarginazione di alcune periferie certamente non contribuiscono ad assecondare una pacifica convivenza, ma forte e recisa deve essere la distanza che deve prendere il mondo musulmano, che vive pacificamente e studia nelle numerose università di questo mondo, dall’odio e dalla violenza dei terroristi. Naturalmente la lotta al terrorismo non deve subire tregue, sempre l’allarme e l’attenzione per prevenire e reprimere devono essere molto vive. Non si può dare tregua a chi uccide famiglie di turisti che si godono la vacanza passeggiando sulla rambla, che sono un segno distintivo della ricchezza e gioiosità del popolo catalano.Viene alla mente un vecchio romanzo di Juan Goytisolo intitolato ” E le ramblas corrono al mare”. Già allora in quelle pagine c’era la voglia di riscatto di un popolo oppresso dalla dittatura franchista, che voleva riprendersi tutta la propria libertà.

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