La politica del dopo

di Pierluigi Castellani

 Antonio Scurati presentando il suo libro su Mussolini al festival di Pordenonelegge ha detto che il Duce era un “politico del dopo” a significare che, a differenza dei “politici del prima”, intendeva la politica come un assecondare le pulsioni dell’opinione pubblica anziché tentare di correggerle per  guidarle. Con questa definizione Scurati ha voluto in sostanza ricordare la necessità per un politico di assumere posizioni “prima” che i cittadini si facciano travolgere dai fatti e dalle loro paure. Insomma la politica , anche del nostro tempo, dovrebbe recuperare quella funzione educativa , che i grandi leaders del passato hanno sempre esercitato, perché solo in questo modo si può condurre l’opinione pubblica verso  obbiettivi e  orizzonti, che possano incarnare nel modo migliore l’esigenza di raggiungere in ogni azione politica il vero bene comune. Ora è bene chiedersi quanto della politica di oggi sia invece orientata a quel “dopo” di cui parla Scurati. Infatti stiamo assistendo al fatto che leaders politici si servono delle pulsioni più irragionevoli, presenti nell’opinione pubblica, assecondandole anziché  correggerle per orientarle positivamente a giusti e necessari cambiamenti. Il tema dominante dell’antipolitica, che allontana i cittadini dalle istituzioni, è stato sovraccaricato fino a giungere a disegnare scenari che superino pericolosamente anche la trama democratica delineata nella nostra Costituzione. Così il confronto parlamentare diventa rito ridondante e superfluo, l’indipendenza della magistratura viene messa a dura prova e si tenta di  condizionare anche il ruolo del Capo dello Stato fino ad evocarne un improbabile inpeachment e si cerca di ridurre il ruolo di garanzia altamente tecnico e professionale di alcune autority come sta avvenendo per la Ragioneria Generale dello Stato e come è avvenuto con la Consob. Dove rischia di portare tutto questo? Si possono davvero sempre assecondare le paure della gente, che a volte portano anche ad ingiustificate demonizzazioni? Certamente qui nasce la richiesta di una più consona politica, che sappia affrontare i temi da cui nascono poi le paure. La precarietà che vivono molti nell’oggi è spesso dovuta alla mancanza di lavoro, alle disuguaglianze sociali , che sono un portato della globalizzazione sfrenata ed incontrollata vissuta in questi anni, alla insicurezza che si soffre in molte periferie del nostro paese, al tema dell’immigrazione, che suscita la paura del diverso alimentata anche da episodi di terrorismo del recentissimo passato. Ma a tutto questo non può rispondersi infiammando ancora di più le inconscie paure dell’opinione pubblica, non si spegne un incendio gettandosi sopra  benzina, ma occorre offrire risposte concrete, che guariscano le ingiustizie e superino le paure cercando di prevenire possibilmente ulteriore danni sociali, anziché “dopo” mettersi alla guida di irrazionali pulsioni cercando consensi ad ogni costo anziché pensare al  bene del paese. Per questo appaiono non bene calibrate le considerazioni che fa Francesco Rutelli, non certo annoverabile tra i populisti, quando nell’intervista concessa al Corriere della Sera del 23 settembre scorso afferma: “ Chi oggi si indigna per l’esecutivo giallo-verde non è rispettoso dell’umore popolare”. Ma non è proprio assecondando l’umore popolare, pur nato da giuste rivendicazioni di equità sociale, che si sono verificate drammatiche vicende che hanno contraddistinto il novecento ? Vogliamo evocare ancora la “vittoria mutilata” o la “ nazione umiliata” da cui sono nati nazionalismi e sovranismi del secolo scorso? Certo non si possono paragonare vicende del tutto incomparabili, ma non si può non denunciare il pericolo di una politica che si mette alla guida di vicende ed opinioni senza minimamente tentare di correttamente orientarle. La Costituzione può essere non rispettata anche dichiarandosi tutti suoi difensori, come è avvenuto nel referendum costituzionale di due anni orsono, per poi calpestarla ogni giorno nella prassi quotidiana di un potere da poco conquistato e che si vuole a tutti i costi difendere. Per questo è sempre anche più evidente la responsabilità di quelle forze politiche che dovrebbero opporsi a questo andazzo, ma che invece si trovano impantanate in divisioni interne e continue recriminazioni. Oggi la responsabilità di quanto sta accadendo non può essere accollata tutta alla maggioranza che  governa, perché l’opposizione ha comunque il dovere di preparare ed offrire una alternativa, che possa far sperare per il futuro.

 

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