Una manovra da 36 miliardi

di Pierluigi Castellani

La legge di stabilità del Governo Renzi segna una svolta sia sul piano nazionale che nei rapporti con l’Europa. Per il paese affronta con decisione il problema di far crescere i consumi per riattivare la ripresa. Il bonus di 80 euro viene reso permanente e quindi strutturale, gli 80 euro a figlio per le nuove nascite per tre anni, la possibilità di chiedere il Tfr in busta paga mirano proprio a riattivare la domanda e quindi i consumi, mentre l’abbassamento dell’Irap per 5 miliardi, la decontribuzione per i nuovi assunti a tempo indeterminato per tre anni danno un segnale forte alle imprese perché ricomincino ad assumere. Inoltre gli sconti per le partite Iva per 800 milioni, il finanziamento di 1.5 miliardi per gli ammortizzatori sociali danno attenzione al mondo dei lavoratori autonomi ed a chi il lavoro l’ha perduto. Ma Renzi dà anche un segnale all’Europa, perché prevedendo il rinvio del pareggio di bilancio pur rimanendo al di sotto del 3% del deficit , dice chiaramente a Bruxelles che l’austerità va coniugata con la flessibilità se si vuole uscire dalla recessione. E questo il Governo lo può fare perché avendo avviato con decisione il processo delle riforme l’Italia sta riconquistando la fiducia dell’UE.

Dovrebbe essere quindi un manovra da apprezzare, ma l’opposizione ed i sindacati hanno cominciato a fare barriera contro la legge di stabilità. Il mondo sindacale è in allarme perché mancherebbero gli investimenti e perché ancora una volta vengono bloccati gli stipendi nel settore pubblico, senza comprendere che in un momento di recessione, e quindi di inflazione pari quasi allo zero, è difficile poter aumentare gli stipendi a tutti mentre il bonus degli 80 euro va proprio nella direzione di favorire le fasce più deboli della popolazione con un chiaro segnale di ridistribuzione della ricchezza e quindi di giustizia sociale. E le opposizioni fanno il gioco di sempre ,quello di chiedere di più perché tanto non stando al governo è facile aumentare le pretese senza portare la responsabilità sul versante delle entrate.

In ogni caso il governo, per bocca del Ministro dell’economia Padoan, si è dichiarato disposto ad accettare modifiche dal parlamento fermo restando il saldo finale. Quindi il 2015 dovrebbe essere l’anno della ripresa perché con l’aumento della domanda e la riduzione delle imposte alle aziende l’economia dovrebbe ricominciare a girare e le aziende ad assumere. Questa è la scommessa che il Governo fa con questa manovra in un quadro di svolta anche per le politiche dell’Europa. Renzi ha accettato questa sfida nella consapevolezza che gli italiani comprenderanno la serietà dei propositi del governo, che può vantare ora anche una riconosciuta autorevolezza nel quadro europeo ed internazionale.

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