Caso Shalabayeva, la Procura di Perugia chiede altri sei mesi per le indagini

PERUGIA – Diciotto pagine per chiedere la proroga delle indagini di altri sei mesi. E’ un fascicolo piuttosto corposo quello presentato dal pm Antonella Duchini per chiedere la prosecuzione delle attività investigative sul caso Shalabayeva, quello della donna rimpatriata nonostante avesse chiesto asilo politico. Nel documento emerge che le autorità italiane sapevano chi fosse la donna kazaka. L’ambasciata aveva consegnato alla Polizia italiana una “nota verbale” con ventuno allegati che spiegavano l’identità del dissidente Mukhtar Ablyazov e dell’intera famiglia. Gli agenti che si presentarono a casa della donna dunque conoscevano la sua identità.

L’indagine su cui si lavora a Perugia vede nel registro degli indagati il capo dello Sco, allora vertice della Squadra mobile di Roma Renato Cortese e il questore di Rimini, che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di capo dell’Ufficio immigrazione Maurizio Improta. Insieme a loro altri 9, accusati di sequestro di persona.

La “nota verbale” sarebbe arrivata in questura nel pomeriggio del 28 gennaio 2013 e presentava anche una foto della Shalabayeva. Poi la sera del 28 ci fu il blitz per la ricerca del dissidente kazako. Venne trovata la moglie, che fu subito rimpatriata.

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