Perugia hub per lo smercio della droga, monopolio in mani straniere grazie alle complicità e connivenze di italiani

Lo spaccio di droga nel territorio di Perugia è “monopolio” di gruppi criminali stranieri ma nelle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Perugia emergono “complicità e connivenze di cittadini italiani”. E’ uno dei passaggi dell’analisi fatta dal capo dell’Ufficio di piazza Partigiani Raffaele Cantone.  Il magistrato spiega che “non sono mancati” casi di “soggetti soprattutto albanesi già condannati per gravi reati di spaccio che, dopo aver scontato la pena, sono riusciti ad evitare l’esecuzione della misura di sicurezza dell’espulsione grazie ai certificati di lavoro evidentemente di favore  rilasciati da datori di lavoro italiani o grazie alla dimostrazione di legami sentimentali con persone italiane, anch’essi presumibilmente non veritieri”.  Soggetti che “sono stati poi di nuovo coinvolti in indagini sempre collegate allo spaccio, a dimostrazione che non avevano mai abbandonato il sistema criminale di appartenenza”. Complicità e connivenze di italiani che “sono del resto venute alla luce anche sotto un altro e inatteso profilo”. La procura di Perugia ha infatti accertato che in un caso di “recente accertato”, sono stati proprio italiani incensurati ed insospettabili a rendersi disponibili a fare da prestanome di spacciatori albanesi in attività commerciali (bar e ristoranti), acquistate attraverso il reimpiego delle somme provenienti dallo smercio di cocaina. In Umbria ed in particolare a Perugia, ritengono i magistrati, sembra, inoltre, essere stato impiantato “un vero e proprio hub per lo smistamento” di ingenti partite di eroina, acquistate da nigeriani, in qualche caso già noti per precedenti indagini, direttamente dai canali di rifornimento internazionali che si trovano in Olanda”. Perugia, quindi, resta crocevia dei traffici con flussi continui che consentono  di mettere in opera anche attività di riciclaggio e reinvestimento. Tra l’altro, le indagini degli inquirenti dimostrano la presenza in provincia di Perugia e nel Ternano di soggetti collegati alle ‘ndrine calabresi o a gruppi camorristici campani che gestiscono attività in alcuni settori importanti dell’economia regionale: edilizia, turismo e commercio. Attività acquistate o gestite con ” denaro e risorse di provenienza illecite, utilizzando laddove necessario, la capacità di intermediazione, fondata sulla forza di intimidazione dei gruppi mafiosi di riferimento”. Il procuratore Cantone sottolinea inoltre che “un settore di interesse è quello della compravendita di prodotti petroliferi la cui gestione è affidata a prestanome da soggetti legati alle consorterie criminali, campane o calabresi”. Così come sono emerse presenze di operatori campani “legati alla criminalità organizzata (soprattutto clan dei Casalesi) nel settore del riciclo illecito dei rifiuti, soprattutto metallici”.