Terni e la metafora della rana nella pentola, uno spettacolo indegno di una classe politica inadeguata

Se questo è il Consiglio comunale che dovrebbe portare Terni fuori dalla palude, allora non rimane che augurarsi di andare a votare quanto prima. Quello andato in scena questa mattina a Palazzo Spada è uno spettacolo indegno, tra urla, accuse e risse sfiorate. Una figuraccia che fa male alla città che merita una classe dirigente diversa. Ora è già partita la solita rincorsa a rimpallare la responsabilità della degenerazione in aula agli schieramenti avversi, ma resta uno spettacolo di cui nessuno elettore può dirsi fiero. Il solco tra cittadini e i suoi rappresentanti non è mai stato così ampio. Un sindaco che corre verso i banchi dei consiglieri di Fdi, gli agenti della municipale impegnati a contenere gli smaniosi di darsele e non solo di dirsele di tutti i colori, l’assemblea cittadina che viene sospesa per un clima di rissa: tutto ciò è inaccettabile. Stefano Bandecchi è il primo responsabile di quanto avvenuto avendo tentato di passare alle vie brevi scatenando una vera e propria bagarre. Gli scontri a distanza però sono iniziati subito dopo il voto, con insulti da un lato e dall’altro dell’aula. Sono comportamenti che non possono appartenere alle istituzioni. In queste ore, fuori da palazzo Spada, sono i ternani ad assistere a questo indecente spettacolo compresi i giovani. In questo chiasso a perdere è stata la politica. D’altra parte, si tratta di una classe politica che negli ultimi anni a Terni si è preoccupata soltanto di costruire un nemico, perché ciascuno, dopo la fine delle idee, ha ritenuto di poter costruire il proprio successo non su nuove idee, bensì contro un nemico, rendendolo necessario per la propria stessa esistenza. Ciò che è avvenuto questa mattina conferma la crisi di una intera classe dirigente. In questa confusione non si riesce più a capire cosa è giusto e cosa no, cosa e come fare e cosa e come non fare e tutto finisce in inutili e dannose accuse reciproche. Le responsabilità, sia pure a livelli diversi, sono di tutti con la città che rischia di fare la fine della “rana nella pentola”.