Aperture domenicali, i sindacati si confrontano

Valerio Natili è il segretario della Fisascat Cisl Umbria. Da sempre in prima linea nealla tutela dei lavoratori lo abbiamo intervistato alla luce del dibattito nazionale sulle chiusure domenicali per le attività commerciali: “Spazio alla contrattazione per una soluzione capace di tenere insieme dipendenti e datori di lavoro”.
Il Governo nazionale sta discutendo l’ipotesi di tornare ad un regime di chiusura obbligatorio nei giorni festivi e ad una regolazione degli orari di apertura molto stretta. Quale è la posizione della Fisascat Cisl, sindacato che tutela i lavoratori dei settori del terziario, del turismo e dei servizi?

«Riconosciamo al Governo il merito di aver prestato attenzione a questa situazione. La Fisascat Cisl ha sempre manifestato la sua contrarietà alla liberalizzazione selvaggia delle aperture delle attività commerciali (introdotta dal governo Monti ), adesso l’auspicio è che il Governo sia in grado di introdurre una nuova normativa che dia spazio alla concertazione tra le pubbliche amministrazioni, le associazioni datoriali e il sindacato dei lavoratori in maniera tale da individuare nel territorio le soluzioni più adeguate alle esigenze di tutti».

I consumatori si sono abituati a fare la spesa la domenica, a passare i week end nei centri commerciali. Si può tornare indietro?

«Abituarsi a fare la spesa la domenica a passare il week end nei centri commerciali ed a fare la spesa di notte non mi sembrano buone abitudini, pertanto consiglierei a questa tipologia di consumatori di rivedere il proprio stile di vita».

In Umbria che scenario c’è attualmente? I delegati della Fisascat nei vari territori quali criticità sottolineano circa le aperture domenicali?

«La situazione umbra è in linea con quanto avviene su tutto il territorio nazionale, con gli esercizi della grande distribuzione organizzata che aprono tutte le domeniche dell’anno, i nostri delegati lamentano un peggioramento della propria qualità della vita e la quasi impossibilità a passare la domenica in famiglia, inoltre i nostri delegati ci segnalano il fatto che le aperture domenicali non hanno aumentato il fatturato delle aziende, ma hanno solamente modificato lo stile del consumatore il quale viene invogliato a fare acquisti la domenica promuovendo offerte e sconti per chi acquista nelle giornate festive determinando un crollo degli acquisti all’interno della settimana».

In una lettera al quotidiano avvenire Anna Maria Furlan, segretario nazionale Cisl, ha auspicato che si torni a spazi di contrattazione anche su questo tema. E’ una possibile soluzione?

«A nostro avviso è l’unica soluzione possibile, solo la contrattazione tra tutti gli attori è in grado di dare le soluzioni più idonee, lo stato dovrebbe individuare un numero massimo di aperture e prevedere delle deroghe per gli esercizi commerciali all’interno dei centri storici e delle zone turistiche, dopodichè spetta alla contrattazione il ruolo di recepire in appositi accordi territoriali le esigenze degli esercenti e dei lavoratori».

I tempi del lavoro possono ancora conciliarsi con i “tempi della vita”?

«I tempi di vita e di lavoro devono necessariamente conciliarsi, si lavora per vivere e non si vive per lavorare».

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