Dis…corsivo. All’ombra del Subasio

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / La festa per i quarant’anni, Radio Subasio non l’ha celebrata sul monte da cui prende il nome. Da quel momento in poi, però, il Subasio si sta riprendendo ampiamente la scena.
Fra giugno e gl’inizi di luglio, è stato concupito da meravigliati ospiti istituzionali semipermanenti della Città di Assisi: quante fotografie alla “Buca” del Mortaro, quanti proclami di mitica valorizzazione, quante discese nel cono dantesco della sua vetta, quanto calpestio urbano lungo i sentieri sugli ampi prati ventosi! Adesso, il vento sembra essersi fermato e l’estate sicuramente finisce di bruciare l’erbetta tenerissima della vetta quadrotta, che è anche comodo assortimento di stazioni elioterapiche spontanee per Assisi e dintorni.
Subito dopo, il Subasio si è ripreso la scena quando l’Accademia di Città intitolata a lui e a Properzio ha potuto mostrare ai nuovi priori della municipalità assisana di esistere, bene e in forma, da cinque secoli: dai e dai, quel nome – Subasio -, a forza di mostre, convegni, saluti e incontri, deve essersi impresso come entità culturale oltre che come terreno in cui affondano le radici rupestri di molta assisanità oggi trionfante.
È di questi giorni, infine, il match giudiziario intorno a uno dei migliori alberghi di lusso, e sicuramente più di ogni altro storico, della Città: l’hotel Subasio, appunto, che promette di avere epiloghi al cardiopalmo sul finire dell’estate.
Insomma si sta divulgando una notorietà del Subasio che nemmeno Dante avrebbe potuto garantire più concentrata ed estesa di quanto sta accadendo quasi a metà dei primi cento giorni che scendono nella clessidra dei nuovi priori di Assisi.
E questa divulgazione è spontanea, precede giustamente e popolarmente ogni progetto politico, se ne rende culturalmente autonoma e poeticamente connotata: la poesia di un solo filo d’erba sul Subasio chi può dirla senza scimmiottare miti fasulli, senza aggregarsi al carro di un’Accademia, senza dover spaccare il capello nell’aula di un tribunale?
Però, intanto, quel filo d’erba sul Subasio e nella “Buca”del Mortaro bisogna raggiungerlo incolumi nelle gambe e nel corpo e Dio solo sa quanta fatica e rottura di sospensioni bisogna affrontare per conquistare, da ogni punto di ascesa, i circa 1300 metri d’altezza del Subasio. Lo stato della strada per salire al Subasio – nonché di quella per raggiungere le Carceri da San Benedetto – è, senza esagerazione, di vero e proprio tratturo sul quale, se fossi un pastore, non farei avventurare un gruppo di pecore, per quanto questi simpatici animali siano abituati a saltare agilmente su e giù per balze dirupate.
All’ombra del Subasio – mi perdonerà Foscolo se manipolo i suoi Sepolcri – le “urne” di Assisi non racchiudono certo scheletri, ma energie nuove per consenso ed entusiasmo popolare.
Ma, allora, “All’ombra del Subasio e dentro l’urne”, – sì, quelle elettorali – cosa volete che si celi davvero per il grande monte quadrotto di Assisi se non si dice, prima di tutto, che non ci sono nemmeno strade per profane ascensioni quotidiane su quella vetta compatibili con le esigenze quotidiane di Assisi e dintorni e con qualunque rilancio turistico e spettacolare?
Se nemmeno con tutta la pubblicità che gli si fa in questi giorni il Subasio riesce ad ottenere un qualche risarcimento viario, allora davvero vuol dire che tutto il battage mediatico che gli si fa intorno è, come io sospetto, labile e votato a mantenersi effimero, che la politica è strabica, che la poesia è destinata per sempre a parlare tutt’altro linguaggio dal turismo sensazionale, dalla politica enfatica e dalla vacua promozione culturale.
Attenzione, però: la poesia si sviluppa sì su corde musicali, ma le parole che dispone sul pentagramma sono pur sempre quelle di tutti i giorni. E il messaggio di un filo d’erba o di un fiore lasciato a dialogare con le folate di vento sul Subasio sono convinto che, ad Assisi, vale tanto quanto il responso delle urne di Città.

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