DIS…CORSIVO. COLLESCIPOLI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Gli anni, per la cultura, passano con un ritmo lento, cantilenante, graduale. Tutto il contrario di ciò che accade per la politica, che brucia in pochi momenti – elettorali – un fuoco più limitato come, però, se fosse il fuoco inventato il primo giorno della civiltà.

Politica e cultura, perciò, non possono convivere. Divorzio, divorzio immediato! O, meglio, divorzio con le modalità rapide della politica e i tempi lenti della cultura, così che la cultura porti con sé, nel futuro, le ceneri della politica che, “ai suoi tempi”, aveva acceso fuochi immensi.
Da dove mi viene questa sparata contro la politica – se è, poi, contro la poltica – e a favore della cultura – se è, poi, a favore della cultura -? Ho apprezzato molto la notizia del prossimo concerto (10 maggio) dell'Hermans Festival, rassegna di musica antica con organo d'autore, che si organizza a Collescipoli da diciassette edizioni. E l'ho apprezzata sia perché quel Festival nobilita la colonna sonora della nostra terra – un organo -, sia perché si distribuisce nell'anno con 9 appuntamenti: a gennaio, a marzo, ad aprile, a maggio, a giugno, ad agosto, a novembre e per due volte a dicembre. E così via, anno dopo anno, dal lontano 1995 o 1996, anni nei quali si cominciava a sperimentare la formula che sarebbe cresciuta fino ai giorni nostri. Dunque, una colonna sonora a base d'organo e di strumenti antichi, una calendarizzazione lenta e costante, esibizioni di artisti europei. Che cosa deve darci di più, la cultura, in questa regione che parla e sparla di cultura, che concepisce ben altri assi portanti che la musica antica? A mio parere, niente di più di ciò che ci offre il modello di Collescipoli, frazione di Terni, che ha il vanto di possedere, nella Collegiata di Santa Maria Maggiore, uno dei due organi superstiti italiani (l'altro è a Pistoia) del seicentesco maestro costruttore olandese Willem Hermans. E che ha il pregio di saperci far godere, distillato lungo l'anno, un vino di antichi colori e di suoni essi stessi profumati: di sacrestia, di cantoria, ma anche di esaltazione di quel momento magico del passato in cui una macchina per suoni così formidabile come l'organo di maestro Hermans ha potuto essere costruito in un centro tanto piccolo della campagna umbra. Ecco, la cultura di quattro secoli fa riemerge e, meno frequentemente, lo si può dire della politica. Ma la politica dovrebbe, intanto, oggi, assecondare più e meglio questa “eternità” della cultura. Come? Basterebbe, in questo caso, pensando a Collescipoli, che si concepissero eventi sparsi e disseminati lungo l'anno, capaci di scandirci il tempo e le stagioni. Basterebbe non bruciare tutto nei falò dei grandi Festival d'estate, dove, spesso, a bruciare e a rimetterci le penne è la politica stessa.

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