DIS…CORSIVO. E’ TORNATA LA CAPITALE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Nell’anno del passaggio di mano da una giunta regionale all’altra, il fuoco della creatività continuerà per molto tempo ad essere alimentato dal mito della cultura associato al luogo di Perugia come leader di una “capitale”.

Alimentato, cioè condizionato, fuorviato, appesantito, traviato e intorpidito. Per aspettare il finanziamento risarcitorio garantito dal ministro cosa c'è di meglio che un salotto, come quello che sarà allestito, al Pavone, sabato 23 prossimo?
Niente di più statico al mondo c'è oltre un salotto, specie di quelli, sempre un po' tristi, nei quali, in provincia, sembra sempre di vedere la brutta copia di quelli che, a Roma o a Milano, si allestiscono in grandi studi di produzione televisiva.
Pensare a un salotto dà già l'idea della marcia lenta, di podagrosa lentezza, che assumerà il movimento della capitale perugina della cultura per il 2015. perché, allora, per festeggiare l'imminente arrivo del finanziamento, non pensare a una grande festa in piazza, anche su quella di Assisi, magari, visto che Perugia partecipava, almeno fino a un certo punto, con i “luoghi di Francesco”?
E invece no, trionfa di nuovo la più schietta e austera peruginità, autocelebrativa, capace di riconoscere solo i meriti di chi si affilia, oggi, alle associazioni del ben vivere e del più composto operare.
Il team della Capitale 2019 si è dissolto. A quel “rompete le righe” corrisponde, subito, una riprea del testimone della capitale culturale. Sono altre mani, stavolta, a fare un progetto salottiero. Ne sono certo: neanche questi avrebbero vinto, più ottocenteschi e sorpassati che mai, altrettanto pedanti quanto i predecessori sono stati smargiassi.
L'augurio è quello che si costituisca, ben presto, un governo regionale che, con la sua assemblea e il presidente, ci porti fuori finalmente, una volta tanto e per sempre, dalle ambiguità di questa benedetta capitale culturale. Che ciò avvenga dopo avere scontato l'ultimo pezzo della farsa: le iniziative che si faranno con i soldi che, comunque benvenuti, arriveranno dalle casse del Mibact!
Ma dopo basta, cambiamo strada, cerchiamo di divertirci, una volta tanto, con la cultura: producendola e non incensandola, disseminandola per tutta l'Umbria e non solo in un capoluogo che ha già tanto, tra jazz e cioccolata, facendo sì che la gente la viva e non la subisca come in uno studio universitario d'altri tempi o in accademie decrepite e polverose. Già, le accademie: e se, sull'onda del successo dei salotti, tornassero anche le accademie? Farei voti per emigrare, anche se l'età non è più giovane.

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