DIS…CORSIVO: IN RICOGNIZIONE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / I comunicati ufficiali annunciano il grande successo arriso alla mostra, che si sta finendo di tenere al Ciac di Foligno, dal titolo di “Ricognizione 2014. arte contemporanea in Umbria”. A chiusura dell’evento, si svolgerà la presentazione del catalogo e solo allora chi, come me, non ha potuto visitare l’esposizione saprà i nomi degli artisti selezionati, che sono novanta, e conoscerà le loro opere, che sono circa 150. Per quanto, infatti, mi sia sforzato di interrogare internet, compreso il sito ufficiale del Ciac, non mi è stato possibile trovare un comunicato o una nota qualunque in cui compaiano i nomi degli artisti e si parli in qualche modo delle opere, dei meriti dell’allestimento e della regia complessiva dell’evento.

Siamo fermi, a quanto pare, al comunicato-stampa di presentazione della mostra, che alla metà di luglio dichiarava come tutte le aree regionali umbre fossero rappresentate, dall'Altotevere alla Conca Ternana e come trasversali fossero anche le fasce d'età degli artisti “con un quaranta per cento di 'veterani', tra i quali una novantaduenne, e un quarto di giovani”. Il progetto ha alla sua base due temi ormai conosciuti e ben documentati negli anni: la convocazione tanto di talenti umbri quanto di artisti che hanno scelto l'Umbria come base del loro lavoro; la scoperta di nuovi autori accanto a nomi di fama internazionale. Per l'allestimento, ci deve bastare sapere che la mostra è suddivisa in due sezioni: al piano superiore quella pittorica, nello spazio inferiore le opere a carattere plastico.

Insomma, ci è stata data la mappa e, adesso – qualcuno ci esorta - spingetevi in ricognizione, venite al Ciac e muovetevi sul terreno della produzione artistica umbra che ha, in questo 2014, un punto di non oltrepassabile esplorazione, se non la scommessa critica su quello che, grazie ai molti giovani presenti in mostra, potrà essere l'immediato futuro.

“Ricognizione 2014” è, dunque, quanto di più cifrato, in termini di comunicazione, si potesse pensare da parte dei curatori per una mostra d'arte contemporanea da non far confondere in alcun modo con l'analogo titolo che si è tenuto a Brescia tra maggio e giugno di quest'anno, che a giudicare da internet dovrebbe essere stata cosa più modesta, ma i nomi degli artisti in mostra li ha pubblicati.

Perché avrebbe dovuto fare altrettanto il Ciac? Molto probabilmente la scelta di non fare altrettanto, di fornire solo una mappa cifrata di avvicinamento alla mostra è la scelta giusta, è un espediente comunicativo meno ingenuo di quello che sono stato indotto a pensare in un primo momento. Tutti sarebbero capaci di sparare dei nomi, questo è ovvio, ma così avrebbero dato in pasto a un grande pubblico ciò che invece va destinato ai giusti, selezionati estimatori dell'arte contemporanea, rivolta ai quali la mappa cifrata, priva dei nomi degli artisti, è un invito troppo ghiotto per resistere alla tentazione di centrare gli scarni orari di apertura del Museo e godersi in santa pace la ricognizione pienamente dispiegata e esposta. Se, poi, la mostra si dovesse essere rivelata veramente accattivante, ai curatori andrebbe il merito ulteriore di avere tentato, con successo, un'operazione di comunicazione ardita e fino in fondo sprovincializzante.

Anche il mio intervento, ne convengo, è stato questa volta cifrato ed enigmatico, ma d'altra parte, per stare sul livello della proposta che viene dal Ciac ogni altro linguaggio più popolare sarebbe stato destinato allo scherno e all'indifferenza. Su tutto, in ogni caso, rimane aperta la questione, che la mostra di Foligno, non per suo demerito, non è riuscita a cifrare, dell'interesse critico vero che suscita un'esposizione del genere e del richiamo di pubblico che possono onestamente testimoniare la carta stampata e i giornali on line spingendosi a qualche descrizione un po' più approfondita di quanto si è potuto trovare esposto al Ciac.

Quando e dove, insomma, si potrà inquadrare un intervento espositivo pur interessante come quello del Ciac nella cornice di una placata ricognizione, critica e di pubblico, sull'intero Novecento che non abbiamo finito di lasciarci alle spalle? Chi metterà mano a questa storicizzazione del nostro passaggio di secolo e di millennio? La ricognizione di Foligno, per ammissione di curatori, è avvenuta dall'alto, è stata una ricognizione aerea? Per vedere il passaggio epocale del quale parlo c'è bisogno forse di salire a bordo di una stazione orbitante intorno alla Terra in ricognizione spaziale?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.