DIS…CORSIVO. L’ARTISTA ASSESSORE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / A Spoleto, gli assessori alla cultura stanno diventando una tradizione di nobiltà ducale che riesce difficile, alle diverse maggioranze, smentire o contraddire. A cominciare da Giorgio Pressburger e passando per Vincenzo Cerami, si è ora arrivati a Gianni Quaranta, nel segno di una continuità alto intellettuale che, sulla carta, dovrebbe garantire il massimo della visibilità e della rinomanza.
Se poi si considera che il Festival dei Due Mondi è stato affidato, con intuito e con risultati, a Giorgio Ferrara, si capisce quanto l’orizzonte culturale spoletino sia sempre stato volutamente fatto coincidere con personalità d’oltre comune e d’oltre regione, non rassegnandosi la città di Spoleto alla schiera di intelligenze locali, che conta molti nomi dei quali sarebbe qui ingeneroso fare qualche esempio per non rischiare di lasciarne fuori immeritatamente qualcuno.

Come definire questo vezzo tutto spoletino di circondarsi di grandi personalità artistiche per gestire la quotidianità di un'offerta culturale che non deve inseguire un Oscar o un riconoscimento internazionale, ma far vivere un decente livello di proposte anche quando non c'è il Festival dei Due Mondi?
La risposta a questa domanda è veramente difficile, imbarazzante e, soprattutto, aperta a diverse opzioni, fra le quali la “non risposta” ha un posto non secondario. Intendo per “non risposta” l'esempio della Giunta Crocetta, in Sicilia, nella quale erano stati invitati tanto Franco Battiato quanto Antonino Zichichi, il primo al turismo, il secondo ai beni culturali. Poi il cantautore, a Bruxelles, parlando da membro della Giunta, aveva insinuato apertamente che nel Parlamento italiano ci fossero delle troie, il fisico si era schierato a favore del nucleare e aveva negato la pericolosità del Muos, la centrale radar Usa di Niscemi. La “non risposta” di Crocetta era stata l'ammissione di una profonda ferita al cuore causata dall'allontanamento dalla Giunta di due personalità così importanti. Ma la “non risposta” era a monte, era stata la stessa scelta di Crocetta di far intervenire nella politica spicciola, nella contabilità amministrativa di un assessorato alla cultura due monumenti, ognuno per il suo lato, della cultura nazionale.
Spoleto, ripeto, è da tempo sulla stessa strada, forse soggiogata dal mito ducale della città longobarda, forse ispirata dalla competizione che il Comune è sempre costretto a ingaggiare, volente o nolente, con il Festival. Non sarà, magari, una competizione cruenta, sarà uno scontro fra gentiluomini, ma il gioco sembra imporre, appunto, che si trovino degli assoluti gentiluomini per dare luminosità culturale al Palazzo comunale.
Da questo punto di vista, Perugia è sempre stata molto più attenta di Spoleto a munirsi di assessori alla cultura di nome internazionale, magari talora finendo nell'equivoco opposto, ma mantenendo sempre un equilibrio tra impegno e persone che non ha mai dato luogo a particolari frizioni.
Neppure a Spoleto, per la verità, con i duchi passati, ci sono state clamorose frizioni come è accaduto a Crocetta. Però la sotto utilizzazione dei nomi internazionali, l'offuscamento dello smalto delle loro qualità nel cabotaggio della cultura spoletina non appartenente al Festival, sono un dato di fatto, una situazione che si è verificata puntualmente con Pressburger e con Cerami, anche senza che i due maestri ne avessero alcuna colpa.
L'errore rimane sempre e soltanto delle amministrazioni che, non si sa perché, s'illudono che spiriti liberi e creativi possano esprimersi anche dentro le costrizioni alle quali inducono un risicato bilancio comunale, la piccola progettualità delle estati locali, la perenne rincorsa, nel caso di Spoleto, del Festival.
Riuscirà Gianni Quaranta a invertire la tendenza? Finora i segnali sono pochi e modesti, ma il maestro non ha avuto materialmente il tempo di cambiare marcia alle estati di Spoleto: presentazioni di libri, proiezioni di film ai quali è legato e poco altro. Oggi si è impegnato a dedicare un monumento a Giancarlo Menotti, al quale deve, come ha ammesso, la possibilità che gli fu data, nei primi anni Settanta del secolo scorso, di muovere i primi passi nell'arte proprio nel Festival. Peccato, però, che in nessuna sua sterminata biografia di Quaranta figuri un accenno a quegli anni lontani e eroici e che il Festival venga nominato soltanto per gli anni, molto più recenti, della gloria matura dell'artista, oggi anche assessore.

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