DIS…CORSIVO. LE FESTE DEL CANDIDATO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Senza contare il 25 aprile, che ha uno statuto civile tutto suo, l’Umbria conosce, da qui alla fine di maggio, una serie imponente di feste e manifestazioni nelle quali la tipicità regionale si rispecchia tutta intera e tutta intera s’intreccia al passo della scadenza elettorale del 31 maggio.

Il Cantamaggio a Terni, la Corsa all'Anello a Narni, il Calendimaggio ad Assisi, i Ceri a Gubbio, Santa Rita a Cascia, la Quintana a Foligno formano una schiera di palcoscenici con i quali qualunque candidato dovrà, in qualche modo, fare i conti.
Le feste, naturalmente, non si snaturano. Esse sono talmente forti e radicate nei loro ritmi e nei loro costumi che quasi rappresentano, per le città che le vivono e che le organizzano, altrettante sospensioni dell'attività politica. Ben chiuse dentro le loro parentesi gioiose, le feste di maggio impediscono ai celebranti della politica di mettere il naso dentro i loro programmi, anche se chi gestisce quei programmi è, da una parte o dall'altra, impegnato con la forza politica alla quale appartiene, lui e il candidato per il quale si dà da fare in campagna elettorale. Ma lo farà il giorno dopo la conclusione della festa, oppure nei momenti che la precedono di molto se essa va a cadere proprio nell'imminenza del 31 maggio. Insomma, ognuno, in ogni città umbra, si regola – a proposito della sua festa e della sua campagna elettorale – come meglio crede, chiedendo in ogni caso alla politica un passo indietro, un comprensibile sacrificio a causa dell'impegno preminente che deve onorare verso la festa.
Mi pare, questo lungo appunto sulle feste di maggio, un'occasione in più per ribadire, con estrema serietà, l'importanza della svolta del collegio unico da cui è dominata, per la prima volta, la presente campagna elettorale. Hai voglia a schierare, sulla carta e per zone, le pedine dei candidati secondo le disposizioni che vengono dai generali. Ti arriva un calendario fitto di feste come quello di maggio e ogni strategia deve riplasmarsi sulla loro variabile: e che fa quel candidato schierato, ad esempio, sull'asse Assisi-Foligno se, nel giro di pochi giorni decisivi, tra Calendimaggio e Quintana trova, in zona, troppo pochi clienti ad ascoltarlo con una minima convinzione? Un motivo in più per provare, sempre per esempio, le potenzialità del collegio regionale unico: eccolo, allora, andare a bussare alle porte degli abitanti di quei Comuni nei quali non si festeggia né Calendimaggio né Quintana, dove magari egli (o ella) è meno conosciuto e altre pedine presidiano già la zona per ordini superiori. Ma come fare? Come impedirgli legittimamente di farsi ascoltare là dove non ci sono feste?
Naturalmente, sono tutte facezie, stratagemmi festaioli per riflettere gioiosamente sul cammino dei candidati nei territori e sulla necessità, per ognuno, di vedere la sua area territoriale nella prospettiva – seria e impegnativa – della cornice del collegio unico: dalle feste, in fondo, proprio perché elementi di base di una comunità, c'è sempre da imparare più di quanto si possa pensare.

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