DIS…CORSIVO. I PREPARATIVI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Appena due giorni fa, il 31 dicembre, abbiamo fatto infiniti preparativi per concludere il 2014. Oggi, dopo la piccola presunta pausa del primo giorno del nuovo anno, abbiamo già la mente occupata in nuovi preparativi.

Mentre l'orizzonte temporale del 31 dicembre era di qualche ora, fino alla mezzanotte, la visione del tempo - e la sua misura - che abbiamo di fronte all'inizio di gennaio è sconfinatamente più ampia, si estende alla durata di un anno intero!
E le cose, certamente, cambiano: cambiano le attese e le prospettive delle azioni, il vigore e le forze da applicare, i rapporti con gli altri e i conti da fare con noi stessi. Una cosa, però, non cambia, e come tale mi incuriosisce molto. In un caso e nell'altro, infatti, ragioniamo sempre in termini di “preparativi”, sia che si tratti di prepararsi a stappare la migliore bottiglia di champagne nella notte del 31 dicembre, sia che si tratti di mettere in ordine e in fila una serie di “tentativi” per arrivare a raggiungere, scalettato sulla misura temporanea dell'anno, un certo obiettivo.
Anche la parola “tentativi”, mi pare, si presta ad avere un identico ruolo sia in preparativi a corta gittata che in preparativi dal tiro più lungo e dalla gestazione più complessa.
Insomma: siamo sempre noi stessi e quando l'altra notte abbiamo stappato una bottiglia di champagne ci ha attraversato, anche se non ce ne siamo accorti, la stessa linea dei preparativi che collega tutti i nostri giorni, a partire forse proprio dal giorno in cui siamo nati. Il 31 dicembre, con la sua notte così favolosa, è un piccolo anello nella catena dei nostri preparativi al quale diamo uno statuto particolare senza che alcunché di speciale gli corrisponda nell'ordine delle cose.
Tutto ciò che, in ognuno di noi, torna ad essere in preparazione oggi, 2 gennaio, lo era già l'altro ieri perché lo era già il giorno prima, e così via. Ciò che, di tanto in tanto, realizziamo, la realtà compiuta dei nostri desideri, è un'eccezione nel mare di provvisorietà positive al quale si può dare il nome di “campo vitale dei preparativi” e di “orto concluso dei tentativi” fatti per dare corpo ai preparativi. Se i preparativi sono la regola, la realtà è, spesso se non sempre, un'eccezione.
Ma c'è, ancora, oltre il “campo vitale dei preparativi” e “l'orto concluso dei tentativi”, la piccola casa dell'archivio, nella quale a poco a poco confluiscono tutte le prove fatte per metterci in equilibrio sulla corda della vita e in sintonia con il flusso della storia.
I preparativi continuano senza sosta, i tentativi concretizzano qua e là il lavorio interiore, la realtà registra, molto eccezionalmente, i tentativi andati in porto in seguito a infiniti preparativi. Il nostro errore, spesso per non dire sempre, sta nel frequentare molto raramente e molto superficialmente la casina dell'archivio, in cui ogni nostra prova, anche quelle delle quali non conserviamo la coscienza, si deposita con una rapidità così marcata che già quanto ho scritto, nella riga superiore, sotto l'impulso di un certo desiderio, è dileguato nel frattempo nell'archivio. E lì ogni nostro preparativo aspetta che arrivi la prossima traccia di attività, il prossimo segnale del nostro movimento nella vita e nella storia.
Posta, dunque, l'attenzione sulla necessità di correggerci frequentando il più possibile l'archivio del passato prossimo dei nostri preparativi archiviati e dei tentativi catalogati, che cosa c'è di più normalmente aderente, alla vita e alla storia, di una vicenda, personale e collettiva, fatta di prolungati preparativi e di costanti tentativi in direzione della realtà?
Se solo ognuno di noi stesse più attento nel frequentare il proprio disponibile archivio, sarebbe perfetto e in linea con le principali leggi della vita e della storia nel reiterare una sequela infinita di minuziosi preparativi - che so? - in vista di un libro, della scrittura di un libro, oppure della progettazione di una nuova dimora per la propria famiglia oppure, ancora, della stesura di una legge, se non proprio della tessitura di una complessa strategia politica.
Queste sono solo, naturalmente, riflessioni d'inizio anno e, forse, tengono unicamente il posto di un più celere augurio adeguato al giorno di gennaio in cui si pubblica l'articolo. Un fondo di verità, però, eccedente la fortuità dell'occasione, voglio segnalarlo al lettore. La dimensione intima e quella pubblica di ognuno di noi sono separate da un diaframma così fragile che è possibile vedere e leggere, dall'esterno, di qua e di là di quel confine appena appena velato da un ruolo, da una professione, da un magistero, da una semplice occupazione lavorativa.
E non è per essere curiosi allo spasimo, ma spesso, per non dire sempre, se ci badiamo, se ci soffermiamo – noi, opinione pubblica - su certe propensioni degli uomini politici, degli scrittori, degli intellettuali, alla reiterazione di preparativi e tentativi di adire la realtà che alla realtà non arrivano mai (o ci arrivano fuori tempo), allora sì che sappiamo distinguere chi davvero asseconda le leggi naturali della vita e della storia rispetto a chi, pur di stare al gioco e trarne profitto, bara nella maniera più spudorata!

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