DIS…CORSIVO. UBI CONSISTAM
NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / 449.782 voti è il pacchetto complessivo della torta elettorale delle regionali del 28 e 29 marzo 2010. Per questa meta numericamente non certo stratosferica s’ingombrano i tavoli delle segreterie di partito, s’accapigliano i soggetti più strani nei retrobottega della politica, s’infervorano i magnati e sbocconcellano l’osso i cagnolini da riporto, si condensano pateracchi di cifre ancora appuntate a mano sul giornale, si elaborano addirittura sistemi elettorali della derivazione più cervellotica e abusata con il pretesto di farne uscire la trovata geniale, il guizzo intellettuale vincente, l’ “ubi consistam” di Archimede.
E l' “ubi consistam” vorremmo davvero, in molti, averlo: una base sulla quale appoggiarci, come singoli e come membri di una comunità della quale 449.782 voti si sono espressi, quasi cinque anni fa, per dare un governo alla Regione nella quale vivono e soffrono e lavorano, non tutte lavorando, 894.415 persone. Un “ubi consistam” sottratto alle consorterie e alle figure di retroguardia, capaci solo di farti rimandare in gola il sospiro di sollievo che ogni tanto si leva dal petto in questi anni grigi.
Ma qui sono sabbie mobili, qui non c'è il coraggio di guardare in faccia la realtà, che è fatta di 449.782 voti. Potrei andare nel dettaglio dei voti dati alle singole liste, ma sono valori, in alcuni casi, da condominio allargato che preferisco risparmiare al lettore per non fargli venire un magone ancora più grosso.
La politica non è volontà di fare e di promettere, di promettere e di fare? Se è così, mi viene il dubbio che dietro il piluccamento estenuante del patrimonio elettorale complessivo al quale assistiamo da giorni e giorni si nasconda una paura su tutte: quella di avere infranto – tutti, chi ha vinto e chi ha perso – la legge del “fare per promettere” e del “promettere per fare” che sovrintende al patto elettorale. La cattiva coscienza emerge e disturba lo stomaco della classe politica regionale? Il terreno scivola sotto i loro piedi, scavato ed eroso dalla limacciosa consistenza delle promesse non mantenute? La leva del “fare”, quella che permette di sollevare il mondo alla maniera di Archimede, si è spezzata irreparabilmente?
Nessuno è così ingenuo da pensare che 449.782 voti – di tutti, della maggioranza e dell'opposizione, dei piccoli e dei grandi partiti – siano controllabili, ad uno ad uno, attraverso la spinta impressa all'azione da candidati isolati e ricchi di carisma personale. Sì, è vero, qualcuno che batte questa strada, le strade di tutta l'Umbria, bussando a tutte le porte, c'è e farà il suo mestiere come meglio crede, alla maniera francescana o come un più petulante testimone di qualche setta che domenicalmente ha altre scritture da proporti. San Francesco, del resto, lui stesso, che non era petulante, sapeva che la perfetta letizia consisteva nel farsi sbattere la porta in faccia da animosi contadini e da rissosi borghesi. Questo è il rischio e il vantaggio al quale ci si espone facendo della propria persona l'essere dotato di carisma per il quale quel totale elettorale non è un'asticella troppo alta per saltarne almeno l'altezza che serve a vincere.
Gli altri e le altre, invece, che non vanno di porta in porta, ma si appoggiano a un partito, che a sua volta si appoggia su di loro, questi e queste dovrebbero riflettere sul fatto che da una base non melmosa bisogna ripartire per scalare la collinetta del traguardo elettorale umbro. Per ora, invece, la leva di Archimede non saprebbe proprio dove poggiare, perché questo non è più il momento d'oro delle realizzazioni legislative (troppo tardi) e non è ancora il momento dei progetti da presentare agli elettori (troppo presto). È “solo” il momento di mostrare la faccia pulita e il cuore sgombro da calcoli e da pesi, anche se non si sa se domani si tornerà in Consiglio regionale, e per avventura ciò potesse, per alcuni, succedere, a causa di una legge elettorale non del tutto propizia, non favorevole fino in fondo. “Da mihi ubi consistam, et terram coelumque movebo”, appunto, chiede l'elettore di domani, non guardando in faccia il proprio rappresentante in Consiglio regionale solo se questo (o questa) farà di tutto per nascondere il proprio viso dietro lo schermo opaco della legge elettorale.