DIS…CORSIVO. UMBRIA GAGA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Non si può dire che questa regione non le provi tutte pur di emergere dalla mediocrità provinciale in cui rischia di impantanarsi a causa di standard culturali che vivacchiano e di concomitanze socio-economiche che non mettono di buonumore. La multinazionale del jazz italiano, che ha sede a Perugia, è riuscita ad accaparrarsi l’unica data italiana del tour europeo di Lady Gaga e di Tony Bennett, che è tutto un programma, come si dice, e una scommessa, come aggiungo io.
Stefani Germanotto, alias Lady Gaga, si presenta al mondo in una veste del tutto rinnovata. Via le trasgressioni, via l’eccentricità, via le sregolatezze, via le perversioni, via tutta quella musica contemporanea alla quale la star ci ha abituati. Dentro, invece, con l’anima italiana che riemerge in lei dal passare delle generazioni di siciliani emigrati negli Stati Uniti. E dentro, ancora, con un rapporto con la musica coronata dell’ultimo dei crooner, Tony Bennett, che ha dichiarato: “Non capisco perché Gaga fa musica contemporanea. Quando canta grandi standard, lo fa con tale emozione… Sarà sorprendente vedere le persone colpite dalla qualità della sua voce quando fa canzoni di qualità. Abbiamo cantato in duetto di nuovo nell’album, ma anche separatamente. Con questo album penso che sarà più grande di Elvis Presley! Naturalmente abbiamo registrato l’album a New York. Come dice il verso: ‘Se si può fare a New York, ce la fai dovunque’“.

Ecco, la comunicazione è tutta qua, tanto che viene voglia di accodarsi alle parole del grande Bennett per chiosare: “Se si può fare a Perugia, ce la fai dovunque”. E qui torna la scommessa di cui parlavo all’inizio, quella che la multinazionale del jazz italiano, che ha sede a Perugia, fa con se stessa puntando sui duetti di Gaga e di Bennett. In teoria, la scommessa è più che da vincere, è da stravincere. Semmai, più di uno di noi avanzerà paure e timori per l’impatto che un super evento come questo del 15 luglio del prossimo anno potrà avere sul fragile equilibrio del Santa Giuliana e del centro storico di Perugia. Perugia, e l’Umbria in generale, conoscono il senso del limite della loro capacità ricettiva in senso lato, non solo turistica? Si rendono conto che non possono fare atterrare astronavi organizzative ultracomplesse sulla pista di atterraggio per ultraleggeri del Santa Giuliana? La replica che il fascino di un centro storico è così caratterizzante da passare sopra ogni forzatura organizzativa potrà ancora durare a lungo? E se queste domande ce le siamo fatte, fino a restarne sfiniti per la mancanza di risposte, quando pensavamo a Eurochocolate, esse sono ancora più pressanti e drammatiche se le riferiamo ai modi in cui l’evento Gaga-Bennett sarà calato, stretto stretto, cheek to cheek, davanti al timido monastero di Santa Giuliana divenuto Scuola di lingue estere dell’Esercito, sotto la stazione degli autobus di piazza dei Partigiani, sul prato dello stadio comunale andato in pensione ormai da decenni.

Ma, ripeto, sicuramente anche questa scommessa sarà vinta e molti di noi rimarranno a farci la figura dei gufi o dei retrogradi provinciali incapaci di capire i colpi che è in grado di sparare la multinazionale del jazz con sede a Perugia.

Bene. A nome, però, di tutti quelli che si sentono coinvolti nel discorso come gufi o come provinciali, voglio rilanciare il senso della scommessa. Scommetto che l’operazione Gaga-Bennett non farà fare un passo in avanti alla cultura musicale umbra proprio perché apprezzata, concupita e ottenuta da cultori per eccellenza della tradizione, comunque la si consideri, jazzistica, alla Bennett per intenderci. Anthony Dominck Benedetto, cioè Tony Bennett, è l’ultimo eccelso interprete italo-americano di canzoni melodiche in chiave confidenziale in grado di tenere alte le quotazioni di un certo jazz che sta definitivamente scomparendo, quello, per intenderci, al quale i Tony Bennett perugini hanno legato per decenni la loro fortuna e quella della multinazionale del jazz con sede a Perugia di cui continuano ad avere la responsabilità.

Il futuro, l’innovazione, la necessità di cambiare sono solo rimandati. Il colpaccio Gaga-Bennett è una energica boccata d’ossigeno, ma serve solo, in realtà, a vivere, anno dopo anno, un destino di rinnovamento della formula di UJ con cui non si riesce ad entrare in sintonia. L’Umbria che veste i panni morigerati di Lady Gaga, l’Umbria Gaga, entra in realtà per l’ennesima volta nelle sue vesti tradizionali, indossa i panni musicali di un mito quasi novantenne del bel canto italo-americano e sicuramente ci sta a suo agio. È questa la preoccupazione, questa la delusione di non vedere crescere non solo Umbria Jazz, ma l’Umbria nel suo insieme, che per me si cela dietro la facciata rassicurante dell’evento straordinario voluto per un pubblico attempato, un po’ solleticato dalle trasgressioni di Lady Gaga, che non vedrà il 15 luglio, e di più, invece, preso dal sentimento mandolinaro per un nonno e per una nipote che fanno cheek to cheek sul palco dell’Arena di Santa Giuliana.

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