Dubbi e interrogativi sulle tragedie del sisma e del post sisma?Di fatto oggi emerge la straordinaria generosità delle migliaia di persone che da mesi stanno garantendo soccorsi.

Si poteva fare di più e meglio?
Sgomberiamo subito il campo da quelle polemiche politiche che hanno perfino l’aria di speculare sulle tragedie. Comunque di fronte all’immensità dei disastri (sismici e post sismici) che da mesi colpiscono larghi territori dell’Italia Centrale, viene da chiedersi se le pubbliche Istituzioni potevano garantire reazioni più adeguate. La terribile vicenda dell’albergo issato sulle montagne abruzzesi ha moltiplicato dubbi e interrogativi. E’ stato sottovalutato l’allarme lanciato il pomeriggio dello scorso mercoledì? Le forze meccaniche (ruspe, Gatti delle nevi…) dell’intervento di soccorso erano davvero in grado di sfondare agevolmente i muri nevosi eretti lungo la stradina in salita che conduce verso quell’hotel? E’ stato necessario arrivare fin lassù soltanto con gli sci perché non erano possibili altri transiti.
Se c’è da giudicare chi ha il dovere di farlo lo faccia con l’indispensabile equilibrio.
Di fatto, per il momento, il dolore e la rabbia non devono farci azzerare la sincera e commossa gratitudine per le migliaia di persone (molte in divisa, ma parecchi anche volontari) che nei luoghi dei sismi e del post-sisma, si stanno prodigando, spesso mettendo a rischio anche la vita personale. Certe immagini proposte dalle televisioni ci stanno toccando il cuore: i soccorritori operano spesso soltanto con la forza delle mani e della generosità In circostanze molto particolari (come quella dell’albergo spazzato via dalla valanga) si può procedere soltanto con le mani perché la dirompente energia di un mezzo meccanico potrebbe nuocere ad eventuali sopravvissuti.
Atteniamoci ai fatti per il momento visibili: la grande macchina della Protezione civile (erede , negli anni,degli impegni di Zamberletti, Barberi e Bertolaso) sta dando una straordinaria prova di dedizione.
Poi le colpe, se risulterà che ci sono, vengano, naturalmente, denunciate. E tuttavia una cosa è già certa: le responsabilità di un’Italia non preparata ad affrontare (o anticipare) certe frenesie della natura, risalgono non a ieri, ma a tanti anni di cieca disattenzione.

RINGHIO

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