I mille, schizofrenici depistaggi sull’assassinio di Giulio Regeni. La ‘’ragion di Stato’’ e i rapporti internazionali non possono prevalere sull’esigenza di verità e giustizia-

Tante ‘’verità’’, nessun verità. La straziante morte di Giulio Regeni, lo studente di Fiumicello ucciso al Cairo, è ulteriormente umiliata dalle troppe versioni che le autorità egiziane hanno sfornato con una irritante schizofrenia: ‘’Incidente automobilistico…vendetta privata….spionaggio…droga…rapporti internazionali più o meno clandestini’’. Comportamenti che è fin istintivo definire ‘’offensivi’’ non solo per la memoria del ragazzo trucidato, ma per il Paese-Italia che non può accettare questo ignobile balletto proposto da inquirenti che non si sa quanto davvero stiano indagando. Di fronte ad episodi come questo ci si chiede quanto valgano le conclamate amicizie internazionali, le strette di mano ad uso delle telecamere, i voli di Stato tesi ad incrementare lucrose relazioni economiche. Che amico è quello che cerca di appiopparti gli stracci dichiarando che si tratta di oro? E’ vero che la ‘’ragion di Stato’’, specie ai nostri giorni, ha una fortissima valenza, però in nome di questa ‘valenza’’ non si può inghiottire tutto, anche certe farneticanti intuizioni. Va bene, dunque, il Governo italiano , a sottolineare l’esigenza della verità-vera. Una verità che deve transitare anche attraverso l’impegno delle più alte rappresentanze egiziane e italiche. Premono- è comprensibile- anche i genitori di Giulio, angosciati pure dalla paura che il trascorrere vano del tempo offuschi i ricordi e le determinazioni di chi, invece, non dovrà mai mollare. L’esigenza della piena luce vada oltre ogni tentativo di depistaggio. I poteri prepotenti, come è quello legato al regime di Al-Sisi, hanno sempre bisogno di annebbiare. Bisogna in tutti i modi indurli a non farlo. Guai all’oblio!

RINGHIO

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