LEVANTE. Considerazioni del mattino IL “NI” E IL “SO”

di Maurizio Terzetti
Che male c’è ad essere indecisi? Proiettata sullo scenario del prossimo referendum, la domanda sembra non esistere, sostituita da una più commerciale: “come ti conquisto l’indeciso?”, partendo dal fatto che di lui o di lei si ha una specie di schifiltosa diffidenza perché chi non riesce a decidersi è sempre visto con sospetto e fastidio da chi, invece, è già decisamente pronto da tempo per il “sì” o per il “no”.
Penso, invece, che ci voglia la massima disponibilità ad ascoltare il parere degli indecisi e lo penso a partire dalla considerazione che la coscienza di chi è già apertamente schierato un minimo di indecisione nel proprio intimo la mantiene e la porterà con sé fino alla soglia della cabina elettorale, il prossimo 4 dicembre.
Esiste, infatti, un prototipo del “ni” come ne esiste un altro del “so”.
A chi corrisponde il primo, il “ni”? A un fautore del “no” frastornato dalla complessità e dalla eterogenea composizione del fronte che l’ha giurata a Renzi e vuole chiudere i conti con la sua esperienza di governo e con la sua leadership. Va bene il “no” – dice fra sé costui o costei – ma perché devo dare al mio voto destinazioni spurie, ibride, bastarde e meticce?
A chi, invece, si riferisce il secondo prototipo, il “so”? A un fautore del “sì” infastidito dal rullo compressore con cui le riforme oggetto del referendum sono state portate avanti, persone che magari avrebbero preferito pensarci su ancora un po’ proprio perché convinte della necessità di certe trasformazioni di norme politico-costituzionali. Va bene il “sì” – dice fra sé costui o costei – ma perché l’abbiamo radicalizzata fino a questo punto una contesa che doveva e deve servire a migliorarci la vita e, alla fine, anche la politica?
Sono questioni di fondo, del proprio essere sociale o in ogni caso proprie di chi fa parte di una comunità e non possono essere confuse con quelle che presuppongono che l’indecisione nasca dalla semplice non conoscenza dei termini delle questioni sulle quali si va a votare.
E pazienza se non saranno considerate, perché non c’è il tempo, o la voglia, di farlo.
Informarsi, in fondo, non costa nulla a nessuno, formarsi un’idea, uscire da “ni” e dal “so”, costa, purtroppo, un po’ di più a ognuno, cara politica!

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