Norcia, La Castellina, il Museo e la sua Collezione

di Rita Chiaverini

La Castellina: sede del museo civico e diocesano di Norcia

Si racconta che la città di  Norcia, nella prima metà del XVI secolo, fu turbata da numerose lotte intestine: assassini di magistrati, rivalità tra famiglie, ribellioni e tumulti.

Nel 1528 fu preso d’assalto persino  il palazzo pubblico e furono trucidati  i consoli: da quel momento la violenza, le invidie, le gelosie, le rivalità ebbero la meglio su ogni vigor di legge. Tant’è che il pontefice Giulio III,  definì  i nursini i più cattivi uomini del mondo  e, non solo spedì a Norcia un commissario e un nutrito gruppo di soldati, ma stabilì anche che “a conforto dei buoni ed a terrore dei ribaldi si dovesse al più presto costruire  entro Norcia una rocca” detta  Castellina, per le sue misure ridotte, un buon esempio di architettura militare del XVI secolo ed oggi sede del museo civico e diocesano.

E così tra  il 1554 e il 1563, mentre si avviavano alla fine il Concilio di Trento e la vita di Michelangelo Buonarroti, sorgeva a Norcia nel cuore della città, una rocca quadrilatera disegnata con mura a sghembo nei torrioni angolari da ser Jacopo Barozzi da Vignola che, per la realizzazione del progetto si avvalse dell’opera di maestranze lombarde presenti in città e di costruttori locali.

Il piano terreno ospitava  i locali della cancelleria criminale e civile, la cappella, le scuderie e le prigioni tant’è che sulle ante lignee  di una finestra ferrata sono ancora presenti i graffiti lasciati dai prigionieri. Le carceri vi rimasero fino agli anni ’60 del Novecento e c’è ancora chi racconta come la custode lavasse le stoviglie dentro la fontana del cortile interno, proprio sotto la statua di Vespasia Polla, madre dell’imperatore Vespasiano.   Il primo piano, invece,  era adibito a residenza del Prefetto della Montagna. Cronisti locali confermano l’esistenza di un terzo piano destinato probabilmente a carceri segrete o come locali per la servitù crollato in seguito ad uno dei terremoti che nel corso dei secoli ha colpito la Vetusta Nursia.

Nella Castellina c’è anche un’uscita segreta ottenuta mediante l’interramento dello spazio compreso fra la Castellina e le mura urbiche. Durante la seconda guerra mondiale alcuni partigiani, fatti prigionieri dai tedeschi e rinchiusi nella rocca, vi trovarono una facile via di fuga e la salvezza. Oggi è un comodo percorso coperto che consente di collegare il parcheggio sotto le mura e l’area delle marcite al centro storico della città.

Il Museo civico e diocesano

Se Norcia ha un museo civico e diocesano questo è dovuto alla collaborazione instaurata tra la diocesi e il comune, tra il vescovo  mons. Alberto Scola e il sindaco Antonio Bianconi. È il 13 ottobre del 1969 quando il consiglio comunale di Norcia approva la convenzione con la Curia per la costituzione del museo della Castellina. Nel museo vennero depositate complessivamente ventitré opere di proprietà del comune, della curia vescovile e degli istituti riuniti di beneficenza, sulla base di un piano ideato da Francesco Santi, allora storico dell’arte presso la Soprintendenza di Perugia. Il museo fu in un certo senso la risposta ai trafugamenti e al degrado che in quegli anni aggrediva il patrimonio storico e artistico locale soprattutto a causa dell’abbandono della montagna.

Il terremoto del 1979 produsse numerosi danni alla Castellina e costrinse a sgomberare tutti gli ambienti per provvedere ai lavori di consolidamento e di restauro dell’edificio: questa fu l’occasione per restaurare tutte le opere sotto la guida della Soprintendenza ai Beni Culturali dell’Umbria.  Il museo però,  a causa della discontinuità dei finanziamenti e per la mancanza di una organica elaborazione progettuale, riaprì i battenti solo nel 1997. Decisiva fu l’azione di “Una mostra, un restauro” l’associazione che dal 1974, volontariamente e senza scopo di lucro, opera nel territorio nursino con l’obiettivo di recuperare opere d’arte locali attraverso una semplice ed efficace formula: artisti moderni di fama nazionale ed internazionale mettono a disposizioni le loro opere d’arte e il ricavato della vendita  consente di restaurare beni culturali della comunità nursina dimenticati o  abbandonati a se stessi.

Le opere più significative esposte nelle sale del museo spaziano dalla Deposizione, un gruppo di sculture lignee policrome del XIII secolo provenienti da Roccatamburo di Poggiodomo (momentaneamente trasferita a Spoleto per una mostra temporanea) alla statua lignea del  San Sebastiano proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino;  dai quattro esemplari di Madonna in trono col Bambino dei secoli XIII-XIV provenienti da piccoli centri compresi nell’ex-diocesi di Norcia al Crocifisso proveniente dalla chiesa di Sant’Antonio di Campi, uno dei migliori esempi del linearismo nella prima metà del secolo XIII; dal San Francesco con le allegorie dei Vizi e delle Virtù, una piccola tavola proveniente dalla chiesa di San Francesco di Norcia attribuita al fiorentino Francesco Botticini che la eseguì alla fine del XV secolo al Cristo Risorto di Nicola da Siena; dalla Tavola dei Terziari proveniente dalla ex chiesa dell’Annunziata, opera di Antonio da Faenza del 1519 al cassone con lo stemma della famiglia Accica del XVI secolo; dalla Pietà proveniente dalla chiesa di San Giovanni alle sculture di Giovanni Dalmata (Ivan Duknovich di Trogir); dall’Annunciazione, opera di Luca della Robbia  al Bossolo del magistrato utilizzato per eleggere le massime cariche comunali.

Nel museo, inoltre,  alcune sale del piano terra ospitano le opere donate dal pittore spoletino Sergio Bizzarri, reperti archeologici provenienti dal territorio di Norcia nonché mostre temporanee di artisti contemporanei o mostre documentarie e tematiche.

La preziosa collezione Massenzi

Recentemente, presso il museo della Castellina, è stato inaugurato anche  il terzo ampliamento espositivo della collezione storico-artistica “Massenzi”, donata nel 2000 dal cav. Evelino Massenzi al Comune di Norcia. La collezione si compone di circa 50 pezzi di interesse storico-artistico e di 400 reperti archeologici: rappresenta una delle raccolte private più importanti dell’Umbria e, dall’anno della sua prima esposizione (2002), un forte punto di attrazione turistico-culturale per chi visita Norcia.  Un ruolo determinante, per questo importante risultato, và dato alla dott.ssa Maria Angela Turchetti, direttore del circuito mussale di Norcia che ha seguito anche le fasi dell’acquisizione della collezione che, oltre ad avere un valore materiale ha anche un valore morale e filantropico.

Le opere della collezione, infatti, furono comprate poco alla volta dal  padre di Evelino Massenzi, il medico chirurgo  Alfredo, al fine di costituire un forte capitale per poi rivenderlo tutto insieme e costruire, con il ricavato, un ospedale per i poveri. Il progetto però si poté realizzare solo in parte in quanto il medico morì prima del tempo e così, questi preziosi reperti, sono rimasti alla famiglia Massenzi fino al momento della donazione alla città di Norcia, avvenuta nel 2001.

Di Alfredo Massenzi dobbiamo dire che nel 1896 si laureò in medicina all’Università di Roma insieme a Maria Montessori che fu  la prima donna in Italia a completare il ciclo di studi universitari  e a iniziare il metodo educativo e pedagogico  che porta il suo nome. In seguito Alfredo Massenzi sposò Amalia Salmareggi di Foligno e ebbe tre figli, Gabriele, Francesco ed Evelino che è scomparso all’età di 105 anni nel 2011.

Evelino Massenzi per l’importante  donazione effettuata è stato insignito nel 2002 della cittadinanza onoraria nursina.

La collezione

Più in dettaglio, la collezione Massenzi,  per il pregio e l’incommensurabile valore storico, dal 1937 è sottoposta al vincolo della Soprintendenza archeologica.

Evelino Massenzi ha donato in toto alla città di Norcia la collezione archeologica della famiglia e in parte la raccolta di oggetti di interesse storico-artistico.

Però, dei 353 pezzi donati,  solo una parte sono esposti nel museo della  Castellina. Le  opere di interesse storico artistico a carattere sacro, databili tra la fine del XIV e gli inizi del XVI secolo, soprattutto di produzione umbro-marchigiana, annoverano statue in legno e terracotta policroma di notevole raffinatezza e dipinti su tavola, tra  cui  si  segnalano due tavole   – forse sportelli di un polittico – dipinte a tempera, con la raffigurazione di S. Francesco e S. Chiara e una tavola, di dimensioni maggiori, rappresentante il martirio di S. Sebastiano, attribuibile forse a Niccolò Alunno o alla sua scuola. Di particolare interesse l’Annunciata di Jacopo della Quercia, una scultura in terracotta di notevole livello qualitativo, un capolavoro di perfezione e grazia degli inizi del Quattrocento.

La maggior parte della raccolta archeologica, che si compone di 333 reperti, comprende materiali etruschi o greci per lo più riferibili ad età orientalizzante ed arcaica (VII-VI sec. a.C.). Tra gli altri meritano menzione un’enorme anfora etrusca in bucchero pesante di fabbrica chiusina, di quasi un metro di altezza, databile nella seconda metà del VI sec. a.C., e un’anfora attica a figure nere appartenente allo stesso orizzonte cronologico. Un discreto numero di reperti è riferibile ad epoca classica ed ellenistica (V-I sec. a.C.): si segnalano in particolare un cratere attico a figure rosse e tre vasi etruschi  pure a figure rosse, uno skyphos del Full Sakkos Group e uno del gruppo Sokra, nonché un cratere a colonnette di fabbrica volterrana di fattura estremamente curata.

Per l’allestimento della collezione Massenzi notevole è stato il contributo delle associazioni nursine, tra cui Archeonursia, e di numerosi sponsor locali.

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