VIAGGIO DI FERRAGOSTO IN UMBRIA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / L’Umbria si prepara a diventare più integrata secondo le premesse contenute nella Legge Delrio. Sono in corso i primi contatti fra i Palazzi perugini e ternani per la revisione di deleghe e competenze, sotterraneamente si abbozzano i primi schieramenti per formalizzare candidature alle Provinciali, opportunamente si lasciano sullo sfondo le Regionali, ma è con gli occhi bene aperti sulla prossima primavera che a Palazzo Cesaroni si tenta di legiferare, di piazzare la zampata migliore: in gioco ci sono prospettive senatoriali romane, non c’è da scherzare.
Così, però, fra uno sguardo a Perugia e Terni e uno a Roma, si rischia di nuovo di perdere di vista quel protagonismo istituzionale che la nuova Legge e il corso delle cose politiche in Italia intendono affidare ai Comuni. Spesso, infatti, un Comune, dal più grande al più piccolo, è inteso come rappresentanza elettoralmente sensibile da contare nel capoluogo, un po’ meno da far contare nella pregnanza del suo territorio e dei territori con i quali confina e ha più stretti rapporti di vero e proprio ruolo amministrativo.

Eppure, è proprio solo mettendosi sulle tracce degli alvei territoriali dei 92 Comuni umbri – come cerco di fare, almeno in parte, con questo “viaggio di Ferragosto in Umbria” – che ci si può rendere conto della necessità di far attecchire luogo per luogo i princìpi ispiratori della riforma che vivremo nei prossimi mesi e, soprattutto, di aiutare quei princìpi a crescere, a superare la loro inevitabile astrattezza di natura giuridica a contatto con la realtà dei problemi che i singoli Sindaci sono in grado di esprimere meglio di chiunque altro.

Vi sono, oggi, alcune carte geografiche dell’Umbria che aggregano i Comuni secondo le finalità che di volta in volta deve raggiungere la politica: si va dalla più tradizionale di tutte, quella che divide la Regione nelle due Province di Perugia e di Terni, a quelle che uniscono i territori delle quattro Asl di Città di Castello, di Perugia, di Foligno e di Terni, a quelle che ancora battono sull’aggregazione comprensoriale, specie a fini turistici, sui Distretti scolastici, sugli Ambiti territoriali di caccia o che sono state ricavate scientificamente dalla classificazione sismica.
Certo di averne dimenticata qualcuna di molto importante (ecco ad esempio alcune mappe elettorali ed elenchi di Città con più Banche in Umbria), mi pongo la questione della pura e semplice geografia, della sempre cara materia attraverso la quale ogni generazione familiarizza con le caratteristiche di base dell’ambiente in cui viene spedito a vivere dalla didattica (si comincia con la propria Regione, si va avanti con l’Italia, si abborda l’Europa e ci si lancia nei cinque continenti, anche se esistono diversi modelli di computo delle terre emerse). La politica – con le sue astratte ricomposizioni delle ragioni di un territorio – ci invita a fare il percorso inverso, il più possibile il percorso che ci porta dalle ricostruzioni generali di un’area geografica alla meticolosa identificazione con i confini che separano le entità comunali, provando a oltrepassare quei confini, prima sulla carta e poi esperendoli con un tour geografico e antropologico in grado di dare conferme e riservare sorprese.
Il primo dato al quale questa geografia un po’ culturale e un po’ politica ci mette di fronte è il ruolo di cerniera che hanno svolto, complessivamente ormai da un secolo e mezzo, i Comuni sui cui territori è stato tracciato il confine provinciale. Avete visto, ad esempio, il particolare incastro che fanno le terre del Comune di Città della Pieve con quelle di Fabro e di Monteleone d’Orvieto, incuneandosi, come per uno stretto canyon, fra i due Comuni della Provincia di Terni e allungando qui una loro lingua solcata dall’Autostrada del Sole? Scendendo lungo la cerniera si trovano dei bordi più regolari, ma ogni volta c’è motivo di stupire e spuntano curiosità: San Venanzo, ad esempio, è così grande che, oltre a confinare con l’altrettanto grande Marsciano, divide la sua linea di confine anche con Fratta Todina e Monte Castello di Vibio. Così è per Todi e Orvieto, due grosse moli che si bilanciano e che condividono un breve tratto di confine, mentre Todi “bacia” di seguito Baschi, Montecchio, Avigliano Umbro e Acquasparta. Acquasparta, poi, ha di fronte a sé Massa Martana ed entra per un bel pezzo nel Comune di Spoleto, che confina con Terni, Montefranco e Ferentillo. Tra Ferentillo e Scheggino avviene l’ultimo dialogo tutto umbro sulla linea di cerniera che ricostruisco sulla carta geografica: le estreme propaggini dei Comuni di Monteleone di Spoleto, Cascia e Norcia – così come quelle di Polino, Arrone, Terni, Stroncone, Calvi dell’Umbria e Otricoli – parlano fittamente col Reatino, con la Sabina, retaggio di antiche appartenenze alla Provincia dell’Umbria.
E il viaggio prosegue, senza che qui ne possa dare conto con la stessa analiticità che ho utilizzato per i Comuni della cerniera interna all’Umbria. Lo stesso entusiasmo mi prende – garantisco – per le terre che fanno da confine esterno alla Regione, per i percorsi che attraversano rotte del tutto in mezzo all’Umbria e che fanno valere le ragioni profonde di una identità a più volti della Regione (umbro- romana, etrusca, medievale, rinascimentale, barocca, ottocentesca, novecentesca). È, questa, una carta geografica che non si finisce mai di comporre e di ricostruire, che non ha la necessaria rigidità di quelle delle vecchie Province o delle nuove Asl. Ma come queste ultime servono alla politica e all’amministrazione, credo che anche la mia suggestione di una “carta del viaggio di Ferragosto in Umbria” possa tornare utile al lavoro al quale stanno mettendo mano i Palazzi di Perugia e di Terni, essi stessi punti di partenza per un itinerario di partecipazione anziché solo punti di arrivo di un consenso elettorale. E, d’altra parte, per andare a Roma, al Senato, l’Umbria bisognerà attraversarla con maggiore consapevolezza che mai della sua geografia, specie se il viaggio non si farà, come oggi ho fatto io, sulla carta, nel giorno di Ferragosto.

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