25 SETTEMBRE, CONSIGLI NON RICHIESTI

di Pierluigi Castellani

Mancano pochi giorni al voto del 25 settembre e dopo una confusa e dilaniante campagna elettorale con molte sigle di partiti e tanti leader, o improvvisati tali,  un momento di riflessione da parte degli elettori è assolutamente necessario. Innanzi tutto occorre fare chiarezza rispetto alle promesse elettorali e la loro concreta realizzabilità. Sembra infatti che il populismo abbia fatto scuola anche là dove non si pensava. E’ difficile trovare un’indicazione sul futuro che si immagina per il paese. Tutto è calibrato sul presente, schiacciato sulla immediatezza, per cui proliferano i bonus, dalle dentiere gratis per tutti alla riforma dell’imposizione fiscale con un abbassamento delle aliquote  senza badare al reddito ed alla disuguaglianze sociali, che invece sono da eliminare o almeno ridurre sensibilmente. Viene infatti da chiedersi: dove sono le risorse per realizzare tutto questo, chi dovrà riempire le casse vuote dello stato? Si propone lo sforamento di bilancio per far fronte alle necessità come se l’Italia non fosse tra i paesi europei più indebitati. Il debito poi qualcuno lo dovrà ripianare e non ci può essere una ingenerosa non curanza nei confronti delle nuove generazioni, che si troveranno sulle spalle i debiti contratti dai loro padri e dai loro nonni. Dov’è infatti la lungimirante visione del futuro che una politica degna di questo nome dovrebbe avere? Altra considerazione sta nel fatto che queste elezioni si svolgono in un contesto geopolitico mutato rispetto al passato. E quindi va tenuto presente lo scenario in cui ora si trova il nostro paese. Chi vota deve essere cosciente che il suo voto non avrà riflessi solo all’interno dei confini italiani, ma anche all’interno di quella vasta area in cui si muove da anni il nostro paese, dove c’è l’Europa ma anche il rapporto con l’alleanza atlantica e con il mondo orientale. Ora questi rapporti si sono rinsaldati ma anche mutati perché risentono dello scossone che si è avuto con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Isolarsi, come ripete spesso Mario Draghi, sarebbe un tragico errore. E’ c’è anche una questione democratica. Quando si promette una riforma costituzionale non ben delineata e dai contorni incerti occorre riflettere se il voto rafforzerà la democrazia, così come descritta dalla nostra Costituzione, o ne aggraverà la crisi. Perché è indubbio notare che anche in Europa, e nel mondo occidentale in genere, esiste una questione democratica per l’insidia autoritaria, che il populismo qualunquista comporta. Il voto rafforzerà il legame solidaristico con l’Europa e con l’occidente o lo metterà in discussione? Chi dialogherà, dopo il voto, con i grandi del mondo e quale posizione porterà nei tanti tavoli europei ed internazionali ? Non è questione di poco conto perché dopo Draghi chi lo sostituirà non dovrà contraddire il prestigio internazionale e l’autorevolezza di cui l’Italia ha goduto in questi ultimi mesi.  C’è poi una questione tutta interna e che riguarda il divario tra nord e sud del paese. Questo divario una politica attenta al bene comune deve colmarlo. Non credo che sia possibile tentando di cucire per l’Italia un vestito presidenzialista e nello stesso dare una maggiore autonomia alle regioni. Sembra quasi che la crisi pandemica che abbiamo vissuto non sia servita a niente quando si è dimostrato che emergenze senza confini come quella del covid-19 richiedono un maggiore coordinamento tra stato centrale ed autonomie regionali. Un’attenzione va data anche al sistema elettorale con cui siamo costretti a votare. La promessa riforma della legge elettorale è una delle grandi incompiute della legislatura ora al termine. I partiti si muovono e fanno campagna elettorale come se si fosse in presenza di una legge proporzionale. Invece c’è una forte componente maggioritaria , che determinerà la maggioranza che si costruirà nel prossimo parlamento. E’ infatti nella conquista dei collegi uninominali che si delineerà questa maggioranza e sembra evidente che i partiti che corrono da soli hanno scarsissima probabilità di conquistare questi seggi. Non è quindi uno scandalo o un attentato alla democrazia se in questo confronto elettorale qualcuno parla di voto utile. Insomma prima del voto gli elettori dovrebbero essere indotti a fare un di più di riflessione per dissipare le nebbie alimentate dai tanti slogan e dalle tante promesse irrealizzabili. In ogni caso il popolo sovrano avrà sempre ragione.