EI FU

di Pierluigi Castellani

“Fu vera gloria? Ai posteri/ L’ardua sentenza: noi/ Chiniam la fronte al Massimo / Fattor, che volle in lui/ Del creator suo spirito/ Più vasta orma stampar.” Questi versi del Cinque Maggio di Alessandro Manzoni spontaneamente affiorano alla memoria alla notizia della morte di Silvio Berlusconi e non perché sia possibile comparare l’inventore di Forza Italia all’imperatore francese, troppo diverse le personalità e non paragonabile il destino di Napoleone a quello  del ex premier, che ha condizionato per tanti anni la politica italiana. Ma la figura di Silvio Berlusconi è oggetto nello stesso tempo di fascinazione e di critica, pensando a quanti sono stati suggestionati dal suo fascino ed a quanti hanno visto invece in lui l’incarnazione di una politica negativa per il nostro paese. Indubbiamente però dobbiamo riconoscere, che da quando Silvio Berlusconi ha fatto incursione nella politica gli scenari e la medesima politica sono profondamente cambiati. Quella che è stata chiamata la seconda repubblica ha certamente avuto inizio con il suo ingresso nella scena politica. Il bipolarismo in cui ancora siamo immersi, la nascita di partiti personali, il medesimo populismo, tutto è nato con Berlusconi. Così pure sono  mutate le modalità del confronto politico con l’uso intensivo della televisione e dei moderni mezzi di comunicazione di massa. Ha fatto proseliti il suo modo di utilizzare il partito come una proiezione della sua persona, disponendo e disfacendo dall’alto modalità organizzative e dirigenti, relegando a mera formalità gli appuntamenti congressuali, offrendo suggestione a modalità di democrazia diretta ed interpretando la leadership in maniera sostanzialmente presidenzialista. Certo Berlusconi non è stato solo questo. Il suo successo come imprenditore prima nel settore dell’edilizia con la creazione di Milano 2 e poi come editore e nel ramo della comunicazione, non solo televisiva,  lo ha portato ad essere punto di riferimento e di attrazione di vaste masse popolari a cui ha offerto tre reti televisive private, inventando l’intrattenimento di massa e togliendo al mezzo televisivo quella patina di seriosità, che la TV pubblica inevitabilmente conservava. Certamente è stato il primo, e per ora l’unico, ad assommare su di sé un enorme potere con proprietà di immobili ,giornali, televisioni e case editrici. Potere che si è dilatato a dismisura quando con spregio del conflitto di interesse ha assommato al potere nel privato quello politico guidando governi e condizionando per molti anni la politica italiana. Ha avuto anche una dimensione internazionale, forse però sovrastimata, trovandosi a dialogare ed a trattare con le personalità più importanti del mondo, riuscendo a mettere insieme  la sua dichiarata fedeltà all’ alleanza atlantica con  la sua amicizia con Putin, tanto che fino all’ultimo la sua posizione sull’aggressione  della Russia all’ Ucraina è rimasta sempre un po’ ambigua. Lascia ora una politica più conflittuale e polarizzata, un centrodestra ancora formalmente unito ed un centrosinistra, che non ha saputo, e non sa ancora, contrastare al meglio il suo disegno. Per questo oltre al doveroso e cristiano ossequio per la sua dipartita non si può fare altro che lasciare alla storia il definitivo giudizio sulla sua opera.