Regione, l’accavallarsi di annunci e i ritardi sull’emergenza Covid. L’errore di autocompiacersi.

La seduta del Consiglio regionale di ieri , oltre a formulare auspici, è stata l’occasione degli autocompiacimenti e delle ovvietà. Nemmeno un pizzico d’originalità, un discorso – quello della Presidente Tesei – scontato e discutibile, con diverse affermazioni ovvie e, a volte, non ancorate alla realtà. La Presidente ha parlato di ” un’ondata furiosa, di un ritmo giornaliero mai visto, di prevalenza di asintomatici o paucisintomatici” e così via. Tutte cose che vediamo da settimane,  che gli umbri ormai conoscono bene dopo lutti, sofferenze, sacrifici e rinunce.  Stati d’animo che però chiamano in causa l’operato dei pubblici poteri. La delusione , a volte rabbia, deriva dalla consapevolezza che gran parte di ciò che era stato promesso, garantito non è stato fatto. Gli umbri hanno capito che non si è fatto abbastanza per gestire questa seconda ondata. Per non parlare delle tante contraddizioni, l’accavallarsi di annunci che stanno facendo perdere fiducia nella capacità dei guidatori a tutti i livelli. Un esempio ? L’ordinanza di una ventina di giorni fa con la quale si autorizzavano giostrai, spettacoli itineranti, feste popolari ad una condizione: non accogliere più di 500 persone, così da assicurare il distanziamento previsto. Scelta che il segretario regionale della Lega Virginio Caparvi salutava con entusiasmo ” ricordando che Matteo Salvini ” ha più volte espresso vicinanza proprio ai giostrai e operatori degli spettacoli itineranti”. C’è chi si è chiesto: 400-500 persone sono così veramente poche ? Con questi numeri si è in grado di assicurare un vero distanziamento ? In questo momento così delicato era questa la priorità ? La sensazione è di avere buttato via mesi nei quali sarebbe stato opportuno prepararsi alla nuova ondata di contagi: in primo luogo negli ospedali, sulla medicina del territorio, sull’assunzione di più personale sanitario e sull’incremento dei posti letto nelle terapie intensive.  Eppure la Tesei sapeva che si preannunciava una seconda ondata ad ottobre. E’ stata lei stessa a scrivere in una delibera della Regione – quella sull’Ospedale da campo –  che ” il consulente del Ministero della Salute ha dichiarato che una seconda ondata di epidemia in autunno è più che una ipotesi “.  Dopo sei mesi l’Ospedale da campo dal costo di 3 milioni di euro non c’è  e le carenze sono le stesse di prima, con i 25 milioni di euro stanziati dal Governo , per il potenziamento dei servizi sanitari , ancora non spesi. ” I progetti li abbiamo approvati – si è difesa ieri la Tesei – ma i bandi del commissario Arcuri sono arrivati a ottobre”. L’opposizione però ha smentito la Presidente:  “Veneto ed Emilia li hanno spesi”. Fatto sta – in attesa del famoso (non necessario) Ospedale da campo – che anche i tre milioni di euro donati dalla Banca d’Italia sono ancora fermi. Forse la colpa sta in un atteggiamento  di presuntuosa pretesa di autosufficienza ed  essersi cullati a lungo nell’autocompiacimento. Il Consiglio Regionale di ieri stata la fotografia esatta di quanto avvenuto. Così il reticolo degli ambulatori sul territorio è rimasto a corto di risorse e personale, ci si ritrova di nuovo con gli ospedali investiti da un’ondata di malati spaventati e le terapie intensive ormai piene. Per non parlare dei tamponi dove molti aspettano diversi giorni prima di poterli fare e file di ore quando, invece, dovevano essere garantiti. Mancano i vaccini antinfluenzali promessi e le assunzioni necessarie non sono state fatte. ” Lo so che manca personale – ha detto la Tesei – ma non si trova “. Ma l’opposizione ha ricordato alla Presidente che le cose non stanno esattamente così: ” Non è vero, ci sono ma a differenza di altre regioni non avete bandito i concorsi”.  A questo punto l’unico dovere è di archiviare quanto prima un atteggiamento di autocompiacimento  e , con un bel bagno di umiltà, assumere decisioni serie e rapide. Possibilmente condivise anche perché la luna di miele è finita.