TORNA LO STATO IMPRENDITORE ?

di Pierluigi Castellani

Credo che sia ormai evidente che la crisi economica, dovuta alla pandemia del coronavirus, sta modificando sostanzialmente l’assetto economico del paese. Dopo anni di privatizzazioni lo Stato torna ad essere protagonista anche in economia. Sono molte le questioni in via di risoluzione con l’intervento diretto o indiretto dello Stato, dalle Autostrade all’Alitalia, all’ex Ilva di Taranto e prima poi ci sono stati il Monte dei Paschi e la Popolare di Bari. L’ultima per ordine di tempo, ma non certo per l’importanza rivestita, è il caso dell’Aspi concessionaria delle maggiori linee di comunicazioni autostradali del paese. Dopo la tragedia del Ponte Morandi il governo del contratto tra Lega e 5Stelle aveva annunciato ai quattro venti che subito si sarebbe provveduto alla revoca della concessione alla società controllata dalla famiglia Benetton. E’ costume dei populisti infatti promettere, sull’onda dell’emotività,  cose di difficile attuazione. Così è accaduto per la Tav, l’alta velocità, la Tap, il gasdotto pugliese, ora si è giunti al nodo dell’Aspi. La soluzione trovata , dopo molte trattative anche notturne, per le concessioni autostradali è l’ingresso di capitale pubblico tramite Cdp, che dovrebbe assumere una quota di controllo della società con il ridimensionamento, fino all’uscita, della famiglia Benetton. Con capitale pubblico si è ridata vita ad Alitalia, che, è bene non dimenticarlo, ha già inghiottito, negli anni, ben 11 miliardi di euro dei contribuenti italiani, così avverrà per la ex Ilva con la decarbonizzazione delle acciaierie di Taranto. L’operazione prevede in questo caso l’ingresso pubblico con Invitalia.  In proposito c’è chi si chiede se lo Stato italiano, approfittando dell’allentamento delle regole europee sugli aiuti di stato, stia ridiventando imprenditore. Se lo chiede soprattutto chi teme un nuovo statalismo, una nuova gestione pubblica di asset industriali con il rischio di possibili  non brillanti risultati economici e quindi di aggravamento ancora del debito pubblico del nostro paese. Si evoca il passato dell’Iri e si teme che si torni ai pelati ed ai panettoni di stato. A questo proposito però Romano Prodi, già protagonista nella  metà degli anni 90 di una non dimenticata stagione di privatizzazioni, parlando a Repubblica delle idee ha chiarito : ” Non credo sia utile creare una grande impresa pubblica, ma l’intervento statale per riorganizzare l’economia è fondamentale”.Infatti occorre constatare che l’intervento pubblico nelle aziende sopra citate è sollecitato dall’incapacità dimostrata dal privato di far fronte  a quelli che sono veri e propri fallimenti dell’iniziativa privata  in settori strategici per paese. E’ il caso delle infrastrutture autostradali, del trasporto aereo e della tutela della salute dei cittadini come a Tarant0; è il principio di sussidiarietà che giustifica l’intervento pubblico, principio , ricordiamo, cardine della dottrina sociale della Chiesa. ” Lo Stato, ancora, ha il diritto – cito dalla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II – di intervenire quando situazioni particolari di monopoli creino remore o ostacoli per lo sviluppo…….. esso può  svolgere funzioni di supplenza in situazioni eccezionali, quando settori sociali o sistemi di imprese, troppo deboli o in via di formazione, sono inadeguati al loro compito”. E di questa inadeguatezza i casi citati sono proprio da ritenersi esemplari.