L ‘opposizione alla Tesei e Coletto: “Sanità pubblica ridotta all’osso a vantaggio dei privati”.

“Una sanità pubblica ridotta all’osso con l’obiettivo mal celato di utilizzare il tutto a vantaggio della sanità privata”. E’ pesante l’accusa che la minoranza fa alla Giunta regionale dell’Umbria. Per la prima volta una opposizione compatta –  Pd, M5S, Gruppo misto e Patto civico per l’Umbria – alza il tiro e va dritta al cuore del problema: ” Per privatizzare la sanità, così come era scritto nel programma della Tesei, non serve fare delibere che lo stabiliscano, basta non far funzionare quella pubblica. E questo è ciò che si sta facendo”.  Ma i consiglieri regionali di minoranza vanno ancora oltre: ” Questa è la responsabilità più grande che si sta intestando questa giunta regionale e, in piena pandemia, alla irresponsabilità si aggiunge un’etica della politica davvero discutibile”.  Un intervento duro ,che arriva proprio nelle ore peggiori per la sanità umbra , con dati che certificano un’accelerazione dell’epidemia ormai entrata in una fase acuta. Da Regione modello – giudizio dei primi mesi di pandemia- l’Umbria sta passando a realtà non più Covid free ma addirittura “ad alto rischio”, come certifica l’ultimo documento dell’Istituto Superiore di sanità ricavato dal monitoraggio settimanale relativo al periodo tra il 5 e l’11 ottobre.  Per la minoranza c’è una “inadeguatezza” evidente della giunta regionale che si riflette sui servizi sanitari, basta guardare a quanto sta avvenendo ” sulle lunghe liste d’attesa e sui forti disagi per i tamponi drive-in”. Per non parlare della medicina del territorio ” messa in discussione” proprio nel momento più delicato dell’epidemia con il rischio di aumentare i ricoveri e sovraccaricare gli Ospedali umbri.  Poi arriva l’accusa politicamente più feroce: l’Umbria si è fatta prendere impreparata a questa seconda ondata e ora a preoccupare ” è la tenuta del sistema sanitario” con gli operatori sanitari costretti a mettere pezze in ogni parte.  Poi l’elenco di tutte le inadempienze di questi mesi:  non sono state ancora individuate le strutture Covid free, non sono stati realizzati i percorsi di sicurezza all’interno degli ospedali, si assiste ad interminabili  file per effettuare i tamponi drive through , si sospendono le attività ordinarie a cominciare da quelle chirurgiche. Ma c’è anche l’ambizione di segnare la differenza culturale con chi governa attualmente la Regione. ” In questi anni – affermano i rappresentanti del centrosinistra e civici – l’Umbria aveva saputo costruire un modello meno ospedalecentrico, più territoriale e vocato all’assistenza a domicilio. La filosofia era chiara: i pazienti vanno trattati il più presto possibile sul territorio, prima che si instauri la malattia vera e propria. Durante la prima ondata di contagi, ad esempio, le terapie intensive hanno retto il colpo perchè in molti casi il riconoscimento sul territorio dei primi sintomi, ha consentito di trattare immediatamente i pazienti prima di arrivare in Ospedale. L’Umbria ha saputo contenere i danni dell’epidemia perchè è ancora presente una rete strutturata di medici di famiglia, un’articolazione qualificata dei distretti sanitari, una presenza diffusa di centri di erogazione di servizi sanitari, case della salute e servizi a domicilio, che hanno garantito non solo prestazioni sanitarie di livello ma anche un rapporto di fiducia tra cittadino e servizio pubblico”.  Infine ricordano come in passato si sia investito molto sulla rete dell’emergenza degli ospedali umbri, con posti di terapia intensiva non solo a Perugia e Terni ma ” anche in altri 5 nosocomi: Città di Castello, Foligno, Gubbio, Spoleto e Orvieto”. Queste – a parere dei gruppi di opposizione –  sono le ragioni che hanno consentito alle terapie intensive di rispondere bene ai bisogni dei pazienti , agli ospedali di non andare in crisi sia pure in una situazione di emergenza sanitaria e di contenere i ricoveri. ” Aver investito negli anni – ricordano i consiglieri regionali del Pd, M5S, Gruppo misto e Patto civico –  più che nel resto d’Italia, su medici e infermieri ha consentito di garantire servizi di qualità negli ospedali e sul territorio. L’Umbria , a differenza della Lombardia,  può ancora disporre di un modello di sanità che si è caratterizzato per una spiccata sfera pubblica, con una quantità e qualità di medici e infermieri superiore al resto del Paese”.  Ora però gli esponenti dell’opposizione chiedono di conoscere per quali ragioni ” l’Umbria non ha provveduto in tempo all’approvvigionamento dei posti letto  rispetto alle altre regioni. Infatti rispetto alla quota minima di posti in terapia intensiva , pari a 14 ogni 100 mila abitanti, è ancora ferma a 7,9 totalizzando il dato peggiore nazionale dopo la Campania”.  Queste sono le ragioni per le quali l’offerta sanitaria dell’Umbria è stata ridotta all’osso.