Regione, tanto tuonò che Alfiero Moretti restò al suo posto. Il dolore del cambiamento.

Diceva Machiavelli, se vogliamo che tutto cambi bisogna che qualcosa rimanga com’è. La seconda Repubblica , ad esempio, si è riempita la bocca di cambiamenti radicali, dalla rivoluzione liberale di Berlusconi alla rottamazione di Renzi all’eponimo governo del cambiamento: salvo poi ritrovarsi sempre le stesse cose tra i piedi. Anche la nuova giunta regionale dell’Umbria era nata come il “governo del cambiamento”, una nuova stagione che avrebbe seppellito le precedenti esperienze della sinistra , che avrebbe mandato a casa la vecchia burocrazia, cresciuta sotto la grande quercia dei comunisti. In realtà , a distanza di quasi 4 mesi dal suo insediamento, quello che doveva essere un vero e proprio terremoto  si sta rivelando una dolce conservazione dell’esistente.  A parte i portaborse dei consiglieri regionali, degli assistenti ( o comunicatori) degli assessori e l’ ufficio di gabinetto della Presidente Tesei , nulla altro è cambiato. Tra i quattro direttori generali della Regione l’unico veramente nuovo è solo Claudio Dario, direttore alla salute e welfare, portato dal Veneto dall’assessore Coletto. Gli altri tre sono Carlo Cipiciani cresciuto sotto le ali di Lucio Caporizzi, Luigi Rossetti nominato dalle precedenti giunte e Stefano Nodessi Proietti arrivato dal comune di Perugia. Alle aziende sanitarie sono stati nominati dei commissari, prendendo due  direttori sanitari già sul campo ( Silvio Pasqui dall’asl 1 e Massimo De Fino dall’azienda ospedaliera di Terni).  All’azienda ospedaliera di Terni è stato prorogato Andrea Casciari mentre a quella di Perugia stessa sorte è toccata all’intramontabile Antonio Onnis. Quasi tutti scelti dalle precedenti giunte di centrosinistra. Il buon Lucio Caporizzi , malgrado avesse già raggiunto l’età della pensione, resta come volontario alla programmazione . Tutti gli incarichi  avranno durata fino al 30 giugno. In queste ore è arrivata un’altra conferma eccellente:  Alfiero Moretti , in età pensionabile dal 17 febbraio, è stato invitato a restare ancora per altri sei mesi. Moretti è il “capo” della struttura tecnica che si occupa di protezione civile e della ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 2016. Insomma tanto tuonò in campagna elettorale che poi non piovve.