Test rapidi, l’ ok all’acquisto prima della relazione della Mencacci. Mail a Ricci per 4 mila pezzi a 27 euro.

Non si placa lo scontro sui test sierologici rapidi. Da una parte il Pd insiste nel sostenere che i kit comprati dalla regione sono sono attendibili, dall’altra chiedono di conoscere esattamente tutti i passaggi dell’acquisto. Proprio sull’acquisto di 15mila pungidito per rilevare l’avvenuto contatto col coronavirus, attraverso gli anticorpi, l’opposizione segnala diverse contraddizioni. Non solo sull’affidabilità dei kit ma anche sul prezzo pagato . La prima contraddizione che viene sollevata è sulle modalità di scelta della ditta e prodotto. Perchè la V.I.M. di Città di Castello, in base a quali motivazioni e criteri ? Sono state consultate altre aziende del settore, almeno a livello informale sono stati sentiti altri fornitori ? A queste domande i consiglieri regionali democratici chiedono di avere risposte ufficiali da parte della Presidente della Regione Tesei e dell’assessore alla Sanità Coletto. In realtà quest’ultimo ha smentito che i test siano costati 16 euro perchè sarebbe stata chiesta una verifica all’ Anac. C’ è però da chiarire qualche passaggio dell’acquisto. Il via libera all’acquisto dei test rapidi arriva dal Capo Gabinetto della Presidente, Federico Ricci. E’ il 18 marzo quando Vincenzo Monetti della Vim di Città di Castello, che commercializza i Kit, scrive una mail a Ricci presentando un’offerta per 4000 test a 27 euro ciascuno. Lo stesso Ricci , poco dopo, scrive a Enrico Bartoletti della protezione civile regionale, invitandolo ad acquistare quanto prima i test rapidi in quanto ” la merce è già disponibile nel magazzino di Città di Castello”. A quel punto, nel giro di un paio d’ore, invia una mail alla Vim con la quale chiede che venga trasmessa l’offerta. Prima di mezzanotte Vincenzo Monetti – titolare della Vim –  formula l’offerta per 4000 pezzi a 27 euro.  Cinque giorni dopo il prezzo del pungidito scende a 16 euro: è in questo momento che viene fatta la delibera dirigenziale con la quale si stabilisce l’acquisto dei test rapidi al costo complessivo di 292 mila euro. C ‘è un particolare – non di poco conto – che viene sollevato in Consiglio Regionale: perchè la regione ha dato il consenso all’acquisto ancora prima della relazione della professoressa Antonella Mencacci, direttore di micorbiologia sperimentale di Perugia, punto di riferimento sui test rapidi ?  E’ sicuramente un punto da chiarire in quanto sembra che la relazione della Mencacci fosse giunta due giorni dopo. Inoltre: la relazione della Mencacci è stata allegata alla delibera presa prima del suo arrivo ? Tante domande alle quali basterebbe fare chiarezza, in forma ufficiale, anche per evitare dubbi su alcuni passaggi dell’acquisto. Sicuramente la giunta avrà le sue buone ragioni ma , a questo punto, ogni dubbio va chiarito. Una spiegazione intelligibile, semplice e comprensibile aiuterebbe tutti ad un chiarimento necessario.