Allarme povertà a Terni: la Caritas preoccupata

TERNI – Il disagio sociale nella seconda provincia umbra sembra che si stia allargando sempre di più, coinvolgendo un territorio che si estende fino a Narni e Amelia. I dati sono emersi nel corso di un convegno da qui al 2020 che la Caritas ha organizzato nell’auditorium della chiesa di Sant’Antonio. Nel fare il punto sull’integrazione immigrazione, Ideale Piantoni Direttore della Caritas diocesana dichiara: “Fratello ci sono anch’io” invitando che altre parrocchie, oltre a quella di San Giuseppe «ad aderire per raggiungere l’obiettivo dell’integrazione con i migranti, magari anche offrendo un tutor ai minori non accompagnati o per disabili e dando sostegno alle famiglie disagiate e consentire ai famigliari sollievo fisico e psicologico». Attivati due empori solidali, uno a Terni e l’altro ad Amelia. Altra iniziativa riguarda la consegna di un pacco di generi alimentari da consegnare ai poveri. Un vero e proprio market con prodotti di prima necessità che le persone disagiate possono scegliere e mettere nel carrello e pagare attraverso una tessera a punti. Di tutto ciò hanno beneficiato 712 persone in rappresentanza di 208 nuclei familiari: metà di origine italiana, metà di straniera. Ad Amelia i beneficiari sono stati 239 per 80 famiglie per un totale di mille persone. I numeri sono stati forniti da Francesco Venturini dell’associazione San Martino. E non finisce qui. La solidarietà si esprime anche attraverso i social. Un’asta di beneficienza denominata “Parla più forte” si vorrebbe realizzare on line con vendita di indumenti e maglie firmate da sportivi di calcio di Juventus, Lazio, Roma, Milan, Inter in collaborazione con la Ternana Unicusano: i proventi serviranno per l’acquisto di medicinali per l’ambulatorio Filane. E sul fonte dei giovani, il Direttore della Caritas annuncia una futura programmazioni con l’attivazione di « un tavolo con gli imprenditori locali, le istituzioni locali e tutti coloro che hanno a cuore il futuro dei giovani per trovare soluzioni formative e d’inserimento giovanile nel mondo del lavoro». Il vescovo Giuseppe Piemontese fa il punto, convinto che «la presenza al convegno anche di tante altre associazioni in diocesi che operano nell’ambito della carità è un fatto bello che riempie di orgoglio, spinge a fare meglio nel mostrare il volto misericordioso della chiesa. L’emporio ad esempio non è solo un luogo di distribuzione ma strumento di carità e di formazione, di educazione all’essenzialità. È necessario aprire gli occhi su quelli che sono i bisogni di oggi, su come istituzioni e volontariato si muovono, tenendo conto dei percorsi che lo Stato oggi promuove, ma non tralasciando le risposte immediate da dare alle emergenze. Tutti le parrocchie dovrebbero relazionarsi con la Caritas diocesana che svolge opera di coordinamento oltre a quello che viene svolto dalle forarne».

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