Aperto un ponte culturale tra Italia e Giordania

PERUGIA – Tra i sette studi selezionati per attivare un ponte culture tra Italia e Giordania, ce ne è anche uno perugino: lo studio Hoflab dell’ingegnere Paolo Belardi, direttore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia e docente del corso di laurea in Ingegneria edile-architettura dell’Ateneo perugino. Gli altri sei studi sono: Iodice Architetti, Danilo Lisi, Sandro Raffone, Massimiliano Rendina, Scau Studio, Tuzzolino + Margagliotta. Il progetto si basa sull’esposizione di progetti, incontri, mostre e laboratori finalizzati ad avvicinare la cultura italiana a quella giordana attraverso il mondo del’architettura ingegneria. Tra le varie iniziative messe in campo, va messa in risalto la mostra organizzata presso il Centro culturale “Al Hussein”, e curata da Mario Pisani, illustre storico dell’architettura contemporanea, docente alla Facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli e accademico di merito della “Vannucci”, con il patrocinio del Ministero della Pubblica istruzione. Secondo quanto affermato dal prof. Pisani: “Si tratta di una grande opportunità di crescita per il dialogo, che spero coinvolgerà anche altre città arabe e, allo stesso tempo, è l’occasione di introdurre il logo della FAM / MAF (Mediterranean Architects Forum) che rappresenta gli architetti provenienti da Giordania, Siria, Libano, Palestina, Egitto e Italia. Sono molti anni che Amman cerca di raggiungere un ruolo importante come capitale della cultura nel mondo arabo e diventare “un ponte culturale” per le idee architettoniche tra i Paesi del Mediterraneo e l’Italia. In questa mostra, ogni architetto (o studi di architetti) mette in mostra quattro dei propri progetti realizzati, che spaziano dalle case private ai pubblici edifici sacri: un diverso e interessante punto di vista dell’architettura italiana realizzato negli ultimi anni, lontano dagli edifici realizzati dai famosi architetti Pianoforte, Portoghesi, Gregotti, Rossi etc. noti anche dai giordani. Una mostra, quella che ha preso il via ad Amman, quale occasione di confronto fra i giovani architetti giordani e il mondo dell’architettura italiano, per creare un dialogo, un ponte tra le due culture  unite dal Mediterraneo, sempre più vicine tra loro per storia e ambiente. Una occasione – continua Pisani – per presentare quello che possiamo definire il nuovo, un inedito volto dell’architettura italiana. Per questo abbiamo cercato di individuare le caratteristiche di un gruppo che presenta tante analogie con molti altri progettisti presenti nel nostro territorio il cui lavoro meriterebbe senz’altro di essere maggiormente conosciuto. Soprattutto per la peculiarità nel  proporre progetti a cavallo tra la ricerca universitaria e il mondo della professione, consapevoli della carica di energia necessaria per diffondere la pratica della buona architettura, ma anche l’intenso stimolo che proviene dai giovani studenti. La contiguità con il mondo universitario è quindi una caratteristica che attraversa le loro opere. Altro elemento fondamentale che accomuna i ‘magnifici sette’ è quello di saper guardare fuori dall’orizzonte nazionale”. La mostra dopo la tappa giordana si sposterà ad Alessandria d’Egitto e con questo progetto itinerante si cercherà di tessere un dialogo costruttivo tra la cultura occidentale e quella araba.

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