Attentato a Barcellona, 13 morti e terroristi in fuga

Nuovo attentato a Barcellona, l’ennesimo per l’Europa. Una giornata di nuovo da cancellare dal calendario per la comunità europea, per l’Europa degli scambi culturali e dell’Erasmus. Un’Europa colpita in uno dei luoghi simbolo, nell’estate: la Rambla di Barcellona. E non mancano gli umbri presenti in Catalogna. Uno di questi è Andrea Angelucci, classe 1989, il figlio della presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, da qualche mese assunto proprio a Barcellona. “L’atmosfera che si respira ora è surreale – racconta raggiunto al telefono di casa, il segnale del cellulare di fatto non c’è – qui sotto casa vedo gente al bar, ma la zona dell’attentato è completamente bloccata. E’ il segno che in Spagna non hanno intenzione di dargliela vinta”.

“Da settembre lavoro qui – prosegue Andrea – ma non c’è mai stata il sentore di un attentato. Quando è successa la tragedia non ero a lavoro, sono uscito alle 16.15 e sono andato in un negozio per comprare un paio di scarpe”. Andrea lavora vicino alla Rambla e per andare in ufficio spesso costeggia la zona. “Quando sono uscito dal negozio – spiega – ho intravisto nella zona moltissima polizia, ma non sapevo cosa fosse successo. Ho appreso la notizia solo qualche momento dopo. Solo per un caso non sono passato nella piazza di Barcellona dove è cominciata la corsa del furgone che poi ha ucciso 13 persone. Ho visto gente scappare, le auto della polizia e le ambulanze accorrere”. Andrea ha l’ufficio a cinque minuti da piazza de Catalunya, dove il furgone ha iniziato la sua corsa. “Di solito ci passo”, dice.
Andrea è un esempio della generazione Erasmus e prima di Barcellona ha lavorato a Bruxelles, lasciata poco prima dell’attentato. “Lì c’era sentore che qualcosa sarebbe successo, tanto era il livello d’allarme – dice – qua sembrava tutto tranquillo”.

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