Carceri, scende il numero dei detenuti

PERUGIA – Scende la popolazione carceraria umbra, arrivando a 1343 detenuti a fronte di 1324 posti. E’ lo spaccato del sistema carcerario umbro, presentato dalla relazione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, Carlo Fiorio, illustrata stamattina all’Assemblea legislativa dal presidente della Terza commissione, Attilio Solinas.

Dei 1343 detenuti presenti nei quattro istituti umbri alla data del 28 febbraio 2015, 1033 sono definitivi, mentre 310 sono in custodia cautelare. Gli stranieri sono 386, circa il 30 per cento del totale, le donne 41. Solamente 6 i semiliberi. Il 57 per cento dei detenuti definitivi sta scontando una pena inferiore ai 5 anni, vale a dire che, in considerazione delle ulteriori detrazioni concedibili attraverso la liberazione anticipata, queste persone sono in grado di vantare un’aspettativa qualificata alla concessione dell’affidamento in prova ai servizi sociali. A fronte di numeri in discesa sul fronte sovraffollamento, la relazione evidenzia alcune problematiche: dimensioni ridotte delle stanze e bassa temperatura, scarsa qualità del cibo e poche possibilità di svago. Si starebbe andando poi verso un accorpamento del Provveditorato umbro sull’amministrazione penitenziaria con quello toscano. Il garante si è espresso criticamente anche sulla circolare che preclude la possibilità che questi, sia rappresentato da persone da lui delegate nei colloqui con i detenuti e al fatto che vi assista un agente di polizia che non si limita al controllo a vista ma ascolta anche, con possibile violazione della legge, che lo prevede solo per il 41 bis.

Evidenziata l’importanza delle attività culturali che affievoliscono le conflittualità della detenzione, come ad esempio il teatro, e l’utilità di mettere a contatto le scuole con la popolazione carceraria, per una migliore cognizione sociale delle problematiche connesse. Sottolineato l’incremento delle visite, per esempio alla domenica, per non discriminare i figli delle persone detenute, e la necessità di implementare i trasporti verso le strutture detentive, che generalmente non godono di fermate nelle adiacenze. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, medici e infermieri offrono una copertura di 24 ore al giorno, ma dal dicembre 2014 è entrato in vigore un piano di ristrutturazione della medicina penitenziaria che prevede la costituzione di graduatorie aziendali all’interno delle quali saranno selezionati e assunti con contratti annuali nuovi medici, alcuni dei quali potrebbero essere alla loro prima esperienza lavorativa, circostanza che potrebbe arrecare disagi dal momento che i detenuti, oltre ai sintomi ordinari legati alle malattie di cui soffrono, hanno una serie di sintomatologie collaterali legate alla condizione detentiva che potrebbero non essere correttamente trattate da medici inesperti.

Critico Marco Squarta (Fdi), secondo il quale va migliorata la qualità della polizia penitenziaria. Per Claudio Ricci (Rp) è “Importante armonizzare le attività delle associazioni nella rieducazione socio-culturale, l’impiego dei detenuti nei servizi pubblici e nelle attività produttive, sviluppare attività teatrali e per il recupero psico-fisico, includendo pellegrinaggi a piedi per ritrovare sé stessi”. Giuseppe Biancarelli (Upu) ha posto l’attenzione sui suicidi, Andrea Liberati (M5S) ha detto che “non possiamo dimenticare gli agenti penitenziari, ai quali non vengono offerte possibilità di migliorare la propria condizione. Serve di più, compensazioni di tipo psicologico e familiare, occorre prendersi cura dei diritti umani di tutti. Meritoria l’opera di volontari e cappellani. Da parte della politica serve più condivisione”.

 

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