Cascata delle Marmore, interviene anche il senatore Grimani
TERNI – Ancora una volta, mi trovo a dover sottolineare per l’ennesima l’approssimazione nell’attività della Giunta comunale che guida la città di Terni. L’ultimo esempio di ciò è rappresentato dal bando per l’assegnazione dei servizi operativi e gestionali della Cascata delle Marmore, un gioiello naturalistico la cui valenza va ben oltre il territorio cittadino. Stiamo parlando infatti di una location che ogni anno attira centinaia di turisti da tutto il mondo: prova di ciò è rappresentata dal fatturato che le presenze – e quindi i biglietti staccati – ogni anno essa produce, linfa vitale per l’economia in difficoltà del territorio e di riflesso dell’intero paese: in dieci anni, il Comune ha incassato oltre 7 milioni di euro.
Di fronte a tutto questo, ad una delle punte di diamante dell’economia locale, stupisce che l’amministrazione comunale si sia accorta soltanto in tempi recenti che la convenzione per assegnarne la gestione scadeva a fine 2018. Si è così trovata a dover organizzare in fretta e furia un bando e proprio la breve durata dell’appalto – appena sei mesi – evidenzia come si tratti soltanto del maldestro tentativo di mettere una toppa su un buco. La Giunta Latini ha avuto sei mesi di tempo per indire una gara europea ed invece, per colpa di ritardi o negligenze è dovuta ricorrere ad un bando di emergenza, nel quale non c’è peraltro s alcuna reale tutela dei 40 lavoratori che operano all’interno della Cascata.
La clausola sociale infatti non garantisce assolutamente nulla: obbliga, è vero, il nuovo gestore ad assumere in via prioritaria i lavoratori della precedente gestione, personale altamente formato per il servizio da espletare, con la possibilità di sostituzione nel caso di superiori competenze e capacità, ma ciò non è sufficiente: se infatti il nuovo gestore dovesse avere necessità di meno forza lavoro, quale futuro attenderà chi resterà senza occupazione? E nel caso, su quali basi sarà effettuata la selezione del personale?
In questi giorni festivi, inoltre, l’apertura straordinaria è stata garantita ‘in house’, soltanto grazie alla enorme generosità e disponibilità di sette dipendenti comunali, ai quali è stato chiesto un sacrificio straordinario che ben difficilmente sarà ricompensato come tale, visto che il dissesto delle casse comunali non consente esborsi extra. Senza contare che a fronte del pagamento di un biglietto a prezzo pieno, i turisti hanno potuto usufruire soltanto in parte dei servizi (flusso dell’acqua attivato mezzora dopo, sentiero 5 chiuso tutta la mattina, disservizi vari non annunciati al cliente).
Una gestione superficiale e arruffona, che testimonia ancora una volta come questa amministrazione, del resto seguace degli insegnamenti del Governo nazionale, sia interessata soltanto alla propaganda, alle iniziative di ‘distrazione di massa’ e come il risveglio cittadino tanto sbandierato sia soltanto a parole.
In questi mesi di sindacatura Latini, infatti, la città è finita sui giornali italiani soltanto per vicende che l’hanno ricoperta di ridicolo come le morosità e le incompatibilità di alcuni consiglieri, finiti ora sotto processo, la cancellazione dei principi di solidarietà ed accoglienza e le mirabolanti iniziative in tema di omofobia, discriminazione e recite natalizie. Ora questo bando rischia di mortificare servizi e professionalità, con il rischio di dolorose ripercussioni economiche.
Per quanto attiene al mio ruolo di Senatore della Repubblica non consentirò che l’immagine di Terni venga ulteriormente danneggiata: sarò al fianco dei 40 lavoratori a rischio, dei sette dipendenti comunali che hanno diritto ad essere pagati per il lavoro straordinario, e vigilerò sulla corretta gestione dei servizi della Cascata una volta che questi saranno affidati, se necessario portando la questione anche sui banchi del Parlamento.