Domenica delle Palme: celebrazione del vescovo nelle Acciaierie di Terni

TERNI – Le Acciaierie che come ogni anno diventano il simbolo per celebrare la domenica delle Palme.

Una messa per i lavoratori dell’Ast e i loro familiari, alla presenza dell’amministratore delegato Massimiliano Burelli, del prefetto Angela Pagliuca, del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, delle autorità militari, della dirigenza aziendale, dei rappresentanti dei sindacati del cappellano della fabbrica don Marcello Giorgi e animata dalla Corale del Cuore.

L’OMELIA DEL VESCOVO

“La tradizione della Messa pasquale nelle Acciaierie non è solo un’abitudine ormai consolidata, ma una avvenimento, che riunisce e unisce Direzione, Maestranze e operatori di questa Azienda in una celebrazione, che vuole essere l’espressione della nostra fede nel mistero centrale della Religione: il Mistero Pasquale, cioè la Passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. La messa che dà inizio alla settimana santa, ai giorni santi della passione morte e risurrezione del Signore è preceduta dalla benedizione delle palme e dalla processione con le palme per commemorare l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.

L’anno liturgico dà la possibilità non solo di ricordare o ripetere quasi in un sacra rappresentazione la vita del Signore, ma nella Liturgia riviviamo, quali protagonisti, insieme a Gesù, i misteri che Egli ha vissuto. Andiamo dietro a Gesù, passo dopo passo, con le nostre pene e fatiche, col nostro lavoro, progetti e speranze.

Iniziamo la settimana santa in questo luogo: tempio della vostra operosità, del vostro lavoro, di successi e insuccessi, ma anche della vostra lode a Dio, religione del lavoro e della fatica quotidiana, della vostra partecipazione all’ opera creatrice di Dio Padre.

Nella celebrazione, nella Parola di Dio, nel confronto con Cristo, uomo fedele al disegno di Dio fino alla morte, alimentiamo la nostra fede, la vita cristiana e anche le nostre relazioni interpersonali.

Nella prima e nella seconda lettura viene preannunziata la condizione di Gesù, figlio- servo che si relaziona agli uomini sottoponendosi alla volontà del Padre e affermando la sua personalità, il suo messaggio con l’umiltà, la non violenza e la dignità.

Nel Vangelo ripercorriamo la narrazione della passione di Gesù, il suo umile e fedele percorso verso la morte per affermare l’amore di Dio e suo per l’umanità, fino alla fine: oltre ogni misura, fino alla morte.

Collegando questa assemblea liturgica particolare, composta da operai, dirigenti, imprenditori e familiari con la vita e la passione del Signore ci rendiamo conto che la vita vera viene accolta, trasformata e nobilitata da Gesù. Le nostre quotidiane sofferenze e fatiche acquistano un senso in quell’operaio, carpentiere-maniscalco, che dopo aver nobilitato e santificato per 30 anni il suo lavoro quotidiano, strumento di umanità e dignità dell’esistenza umana, richiama tutti a cercare e dare un senso ultimo e definitivo all’operosità umana.

Gesù, l’ artigiano di Nazaret dopo averci annunciato e proposto il Vangelo delle beatitudini, ne certifica la validità subendo la passione e la morte. Con la sua passione e morte vuole dire che Dio è padre di tutti gli uomini, vuole la felicità di tutti, che questa felicità si incontra quando siamo poveri in spirito, cerchiamo la concordia e la misericordia, siamo operatori di pace, siamo miti, perdoniamo e amiamo i nemici.

Ma sulla terra tutto ciò, si realizza parzialmente.

Oggi Cristo rivive la passione insieme a tutti coloro che soffrono a causa di malattie, provocate dall’avidità e dall’ingordigia degli uomini, dall’inquinamento, dalla disoccupazione, dalle guerre e dalle violenze di ogni genere, dall’odio.

La passione di Cristo santifica la passione degli uomini e la trasforma in germe di amore, di risurrezione e di vita e celebrata in questo luogo, diventa lievito di speranza per la grande famiglia delle Acciaierie, santificazione del lavoro e premessa di traguardi ambiziosi per la città e tutti i protagonisti di questa impresa.

All’inizio di questa settimana Santa vorrei ricordare le parole del messaggio di Papa Francesco all’inizio della quaresima 2017.

Ricordandoci la parabola del povero Lazzaro seduto a mendicare briciole di pane che cadevano dalla mensa del ricco epulone, siamo invitati a ripensare le relazioni che instauriamo con tutti coloro la Provvidenza ci pone accanto. A cominciare da qualunque povero Lazzaro che incrociamo nella nostra vita

“Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita”.

Nella gerarchia di valori da rispettare: prima viene Dio da conoscere, ricercare, amare con tutto se stessi e quindi i fratelli che ci vivono accanto. “Ascoltino Mosè e i Profeti” dice Abramo al ricco, se gli uomini vogliono salvarsi. Indicando così che la vera bussola dell’esistenza è l’ascolto e la pratica della Parola di Dio, il Vangelo. E alla luce di questa Parola impariamo ad accogliere il prossimo, che in Cristo, sono tutti gli uomini, nostri fratelli, specie quelli meno fortunati, i poveri, i disoccupati, i profughi, gli immigrati.

In una sintesi mirabile, papa Francesco dice: “Il vero problema del ricco, la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo”.

Nei giorni santi della Passione, Gesù ci ricorda con l’esempio e il dono della sua vita, la verità di queste parole,.

Da questo luogo di fatica, creatività e solidarietà impariamo a riprogettare la nostra vita a partire dal grande patrimonio che Gesù ci ha lasciato: il dono della sua vita nella sua passione, morte e risurrezione.

E’ un’azienda che “si candida a essere un modello di riferimento nella ‘cultura del cambiamento'” l’Ast di Terni secondo il suo amministratore delegato Massimiliano Burelli. Lo ha sottolineato intervenendo al termine della messa della domenica delle Palme celebrata dal vescovo monsignor Giuseppe Piemontese all’interno dello stabilimento. Giornata che ha praticamente coinciso con il primo anno dell’ad alla guida dell’acciaieria. “Nel 2016 l’azienda, dopo otto anni, ha chiuso per la prima volta il conto economico con un utile di 3,3 milioni” ha sottolineato Burelli, con l’Ast considerata dal Ministero dello Sviluppo economico “fuori dall’elenco delle aziende italiane in crisi”. “Il raggiungimento di questo traguardo – ha aggiunto – è stato possibile grazie a tanti piccoli passi compiuti tutti insieme. A partire dall’impegno nella prevenzione degli incidenti e per la sicurezza sul lavoro”.

“La strada è quella giusta: abbiamo già dato prova – ha detto Burelli – di sapere reagire alle difficoltà rimettendo in ordine i conti, avviando un cammino di rinnovamento e una trasformazione della cultura del lavoro. Abbiamo conquistato nuovi spazi di mercato, intrapreso un percorso di responsabilità sociale e di apertura al territorio. Abbiamo avuto un importante riconoscimento dall’executive board di Thyssenkrupp AG, che ha deciso di affidare ad Ast la guida del Regional office italiano che da quest’anno viene aggiunto al network organizzativo della Thyssenkrupp AG. Una novità per l’Italia e un riconoscimento per tutti noi: avere scelto Ast come driver del cambiamento”.

“Con il Back to basics – ha evidenziato ancora l’ad – abbiamo portato chiarezza negli obiettivi aziendali e promosso la partecipazione attiva di tutti al loro conseguimento. Siamo partiti dagli impianti, dove ha origine il nostro prodotto, diffondendo i principi di trasparenza, collaborazione, spirito di squadra, orientamento al cliente, raggiungimento del risultato e velocità di adattamento, in tutta la struttura organizzativa, vertici inclusi. Oggi – ha concluso Burelli – tutto questo è un segno concreto e visibile in ogni reparto dell’Acciaieria”. Alla celebrazione, oltre ad alcuni dipendenti e alle loro famiglie, hanno preso parte anche il prefetto Angela Pagliuca e il sindaco Leopoldo Di Girolamo, insieme ai vertici delle forze dell’ordine. “Da questo luogo di fatica, creatività e solidarietà – ha detto il vescovo Piemontese durante la sua omelia – impariamo a riprogettare la nostra vita a partire dal grande patrimonio che Gesù ci ha lasciato: il dono della sua vita nella sua passione, morte e risurrezione”.

 

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